Fela Kuti – Discografia ragionata – Parte 7 – 1976

Fela Kuti Live

1976

Murtala Mohammed fu ucciso in un “go slow”, un ingorgo a Lagos, nel febbraio del 1976, appena sette mesi dopo aver assunto la presidenza della Nigeria. Al termine del tradizionale periodo di lutto per la sua morte, Fela tenne un concerto commemorativo in suo onore al National Stadium. Nonostante la sua storia non fosse certo irreprensibile – Mohammed si era reso responsabile di alcuni atroci massacri di civili di etnia Ibo durante la guerra del Biafra – nel breve periodo della sua presidenza egli fu capace di risvegliare l’orgoglio dei nigeriani grazie alla sua coraggiosa politica non-allineata nei confronti di Stati Uniti ed Inghilterra. Fela ebbe a dire: “provo una certa simpatia per questo governo. Sentiamo che potrebbero esserci dei progressi nel nostro paese grazie al fatto che il governo sta considerando seriamente il senso di un cambiamento. Per questo siamo con loro”.

Mohammed criticò aspramente il doppiogiochismo degli USA, che da una parte parlavano di libertà e indipendenza dei paesi africani, dall’altra appoggiavano i governi delle minoranze bianche in Angola, dove era in atto una lotta di liberazione contro il Portogallo di Salazar, in Zimbabwe e in Sud Africa. Alla fine del 75 Mohammed annullò la visita del Segretario di Stato Henry Kissinger in Nigeria, avviò pressanti richieste di restituzione da parte dell’Inghilterra dei tesori dell’impero del Benin (attuale regione Edo, Nigeria) trafugati alla fine dell’800 e appoggiò ufficialmente il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola, supportato dall’Unione Sovietica. Guardacaso il successivo presidente Olusegun Obasanjo, di etnia yoruba, riportò inesarobilmente la Nigeria nella sfera d’influenza anglo-americana.

Nonostante le simpatie per Mohammed, la sfiducia di fondo verso l’apparato burocratico e militare nigeriano, che aveva mostrato a Kalakuta il suo volto arcigno, si rifletteva nelle liriche di Fela, che diventavano sempre più esplicite nella denuncia del degrado e della violenza del potere. Fu in quel periodo che Fela cambiò il suo vecchio nome – Ramsone – vestigia della dominazione coloniale inglese, in Anikulapo, che in yoruba vuol dire “colui che porta la morte in tasca”. Il cambiamento è riportato esplicitamente sulla copertina di Ikoyi Blindness, in cui la parola Ramsone è cancellata con una croce.

In No Bread (pubblicato poi con il titolo di Unnecessary Begging, su CD assieme a JJD) Fela è esplicito e spietato come mai era accaduto prima. “Secondo le regole del ghetto, la gente crede a ciò che dici fino a quando le tue azioni sono coerenti. Il modo di pensare e di fare della gente dei ghetti africani rispecchia il modo di vivere secondo la tradizione, che rispetta l’antico detto secondo cui le parole sono come uova, quando cadono per terra non possono essere raccolte, è inutile. Per questo alcuni di noi, in nome della tradizionale fiducia che si accorda inizialmente, hanno creduto nel nostro Governo. Abbiamo creduto nell’accordo secondo cui avremmo ottenuto buone case, buone strade e sostegno economico. Cosa abbiamo invece ricevuto? Un governo assente e la corruzione ai massimi livelli. In questa situazione ci sono studiosi, intellettuali e maestri di pensiero che ci chiedono di avere pazienza, che giustificano il pessimo governo dell’Africa parlando di inevitabili problemi delle democrazie giovani. Nei ghetti queste sono chiamate “preghiere inutili, non necessarie.” Chi è oggi al potere si guardi dal giorno in cui la gente si ribellerà a questa situaziome. Quel giorno ci sarà la resa dei conti, e non ci saranno luoghi dove queste preghiere inutili saranno ammesse.” (dalle note di copertina di Unnecessary Begging)

Nello stesso album, che è una dimostrazione del coraggio e della forza con la quale reagiva alle intimidazioni, Fela si rivolge alla gente africana in No Buredi (no bread): “Guarda te stesso! Sei seduto per terra, le tue gambe tremano, sono deboli e stanche, i tuoi occhi si guardano attorno come gli occhi di un ladro. La fame sta esercitando il suo potere. Non hai la forza di combattere se non hai pane. Le persone comuni subiscono tutto questo senza protestare. L’Africa, la terra dei neri, è ricca, ha risorse naturali e minerali, ma è solo in Africa che la gente nera trasporta la merda del mondo sulla sua testa. Dovremmo alzarci e dire con fermezza che siamo stanchi dell’elemosina e degli aiuti umanitari, siamo stanchi di non avere pane, di non avere soldi per vivere.” (No Buredi).

Nello stesso anno Sandra Smith, la vecchia amica che a Los Angeles lo aveva iniziato alla contro-cultura afro-americana, si recò a trovarlo a Lagos. Fela registrò Upside Down (su CD assieme a Music of Many Colours) in cui, sul solido groove degli Africa 70 dei tempi migliori, con Tony Allen e Tunde Williams in splendida forma, spicca la voce femminile profondamente nera e americana della stessa Sandra, special guest e unica artista a cui Fela abbia mai lasciato il microfono. Upside Down tratteggia il contrasto tra la disorganizzazione della Nigeria e l’organizzazione delle società nord-occidentali.

Uno dietro l’altro uscirono anche Ikoyi Blindness (su CD assieme a Kalakuta Show), Before I jump like Monkey Give me Banana (su CD assieme a Again, Excuse O), Yellow Fever (su CD assieme a Na Poi) ed Again, Excuse O. I testi di quegli album sono una critica spietata ai mali della Nigeria, una denuncia dei colpevoli e allo stesso tempo un vero e proprio programma politico e culturale.

Ikoyi Blindness si scaglia contro l’elite nigeriana, rappresentata qui dagli abitanti di Ikoyi, un quartiere esclusivo di Lagos, i quali, nonostante i loro occhi funzionino, sono come ciechi che non si accorgono della reale situazione del popolo nigeriano, e scelgono il loro lavoro non per servire la società, ma soltanto per ottenere un certo status quo. Monkey Banana è un’esortazione ai lavoratori nigeriani. Nel retro della copertina è riportata l’affermazione lapidaria secondo cui, basandosi sui dati della ricchezza totale della Nigeria, ogni nigeriano dovrebbe essere milionario, e invece sprofonda nella povertà. Per questo Fela esorta la gente a rivolgersi ai datori di lavoro, dicendo loro che “se vuoi che io salti come una scimmia, dammi la mia banana”. Yellow Fever è un brano satirico contro l’usanza di usare creme per schiarisi la pelle e sembrare simili ai bianchi, un costume che Fela bolla come una malattia peggiore della febre gialla o della febbre causata dalla malaria. Ma il brano più intenso, divertente e significativo è Mr. Grammartology-lisationalism is the Boss, contenuto in Excuse O, che analizza il ruolo del linguaggio e della comunicazione nel marcare e mantenere le differenze sociali.

C’è un uomo.
Che uomo?
Un uomo che parla le lingue europee molto bene, e che governa la nostra terra.
Quell’uomo!
Si, il signor “Grammartology-lisationalism” è il capo,
perché meglio sai l’inglese e più guadagni denaro.
Lui parla l’Inglese meglio degli inglesi, meglio degli americani,
parla il tedesco meglio dei tedeschi.
Quell’uomo la mattina legge il giornale,
scritto in perfetto inglese,
una lingua che le donne del mercato non capiscono,
che un venditore ambulante non può capire.
L’inglese di quel giornale è come un indovinello per la povera gente,
quel giornale usa il suo gergo, e parla di argomenti irrilevanti
che non servono ad alleviare le sofferenze di chi vive in strada.
Quell’uomo offende la povera gente, dice che sono ignoranti, che sono delinquenti.
Ma chi è il delinquente? Il signor parla-inglese è il vero delinquente.

(Mr. Grammartology-lisationalism is the Boss)

FESTAC

Anche se Murtala Mohammed era stato assassinato, la data del FESTAC, il secondo Festival delle Arti e della Cultura Africana rimandato di due anni dal presidente Gowon si stava avvicinando. Per Obasanjo sarebbe stata l’occasione per fugare i dubbi sul futuro ruolo della Nigeria come paese guida dell’Africa nera. Per dare un’idea dell’importanza di un simile evento, basti dire che ad esso parteciparono migliaia di artisti provenienti da 55 nazioni non solo Africane, per un totale di oltre un mese di concerti, esibizioni di danza, poesia, dibattiti e pieces teatrali. Il governo di Mohammed aveva ovviamente invitato Fela in quanto era uno dei principali artisti nigeriani, ma con l’avvento di Obsanjo le relazioni precipitarono rapidamente. Il nuovo governo militare escluse dal FESTAC sia gli Africa 70 che altri importanti artisti nigeriani dissidenti, come Herbert Ogunde e Wole Soyinka, e ciò gettò un’ombra sul prestigio della manifestazione. I giornali nigeriani parlarono di censura e criticarorono l’organizzazione dell’evento anche per il prezzo del biglietto, mentre i governi di Guinea e Senegal espressero alcuni dubbi sull’organizzazione, che oltre a macchiarsi della censura di voci autorevoli era accusata anche di corruzione e di manipolazione del programma al fine di esaltare soltanto il paese ospitante.

Alla fine del 1976, in una città presidiata dall’esercito che doveva ridurre i terribili disagi del “go slow”, una imponente cerimonia inaugurale diede l’avvio all’evento tanto atteso. Contemporaneamente si apriva allo Shrine il contro-FESTAC, organizzato da Fela Kuti. “Una fregatura! Corruzione a destra e sinistra! Il FESTAC è solo una grande truffa per riempire le tasche dei militari e dei nostri inutili politici. Non potrei mai partecipare. Me ne starò allo Shrine a fare un contro-FESTAC, e vedrete che molti artisti arrivati fin qui verranno a trovarmi. Per un mese intero lo Shrine si riempirà di neri provenienti da tutto il mondo, e se vorranno sapere come stanno veranete le cose in Nigeria glielo racconterò. Userò il palco dello Shrine per denunciare tutta la merda e la corruzione di quel governo che li ha invitati, e loro non lo scorderanno mai più.” (Intervista a Fela).

Nonostante il governo nigeriano scoraggiava gli stranieri dal recarsi allo Shrine, il contro-FESTAC di Fela ebbe una risonanza sulla stampa locale e straniera forse persino maggiore del Festival stesso. Allo Shrine si recarono per suonare assieme agli Africa 70 Steve Wonder, Archie Shepp, alcune membri della Sun Ra Arkestra e gli Art Ensamble of Chicago, mentre tra il pubblico erano presenti delegazioni di molti paesi. Nonostante la sua esclusione Fela riuscì ad essere il vero protagonista del FESTAC, e la sua fama esplose a livello internazionale.

Fu allora che Fela annunciò di volersi candidare alle elezioni civili per la presidenza della Nigeria che si sarebbero dovute tenere nel 1979, e la gente cominciò a chiamarlo con l’appellativo di The Black President. Dal palco dello Shrine il suo grido era un vero ruggito rivolto direttamente alla dittatura militare e al suo presidente Olusegun Obasanjo. Mentre la tensione con il governo saliva alle stelle, Fela pubblicò Zombie (pubblicato su CD assieme a due tracce inedite, Observation is No Crime e Mistake, registrate dal vivo al Festival Di Berlino nel 1978), assieme a Shakara/Lady uno dei suoi più grandi successi di tutti i tempi, che ridicolizzava definitivamente agli occhi della gente la figura dei militari.

Uno zombie non va da nessuna parte se non gli dici dove andare
Uno zombie non si ferma se non gli dici di fermarsi
Uno zombie non cambia direzione se non gli dici in che direzione andare
Uno zombie non pensa, a meno che non gli dici di pensare
Digli di andare dritto
Digli di uccidere
Digli di distruggere
Nessuna pausa, nessun lavoro, nessun senso
Vai e uccidi
Vai e muori
Vai e distruggi
Ricomincia da capo
Uccidi, muori, distruggi.
Lo zombie ha un solo modo di fare.
Attenzione!
Marcia veloce
Marcia lento
Gira a sinistra
Gira a destra
Gira su te stesso due volte
Saluta
Togliti il cappello
Stai fermo
Casca per terra
Alt!
Sei scartato.

(Zombie)

La seconda traccia dell’album è Mr. Follow Follow, il cui titolo è uno splendido esempio d’uso del linguaggio per immagini, molto comune tra le lingue e i gerghi africani. Il “Signor Segui-Segui” rappresenta coloro che si lasciano guidare dagli altri tenendo gli occhi chiusi, senza guardare le cose con spirito critico.

Mentre in Nigeria usciva Zombie, a migliaia di chilometri di distanza un gruppo emergente stava producendo musica rivoluzionaria. Si trattava dei Talikng Heads, una band che lavorava sotto il patronato di uno dei guru del rock di tutti i tempi, Brian Eno. Sia Eno che David Byrne, leader e cantante delle teste parlanti, scoprirono Fela Anikulapo Kuti e i suoi Africa 70 proprio grazie alla risonanza del FESTAC, e ne rimasero fortemente colpiti. Brian Eno fantasticò addirittura di produrre un suo disco, ma gli eventi che sarebero accaduti di lì a pochi mesi avrebbero fatto sfumare il progetto. L’influenza di Fela su Eno e Byrne si manifestò soprattutto in due dei loro capolavori: Remain in Lignt dei Talking Heads, in cui lo stesso Byrne afferma di aver imitato il groove degli Africa 70 nel brano The Great Curve, e My Life in the Bush of Ghosts di Eno e Byrne, il cui titolo è preso da un racconto di un novellista nigeriano.

Queste sono parole di David Byrne: “Non ricordo esattamente quando scoprii Fela, ma ricordo che misi su il disco … doveva essere Zombie, o Expensive Shit, e subito l’ho amato. La sua concezione della musica era diversa. Un album con due canzoni, ognuna della durata di 15 minuti. Era come le canzoni di James Brown che sono divise su due facciate, la parte 1 e la parte 2, ma vanno suonate di seguito. E’ semplicemente il groove ad essere così grande. E’ intenso, induce la trance. Ho sentito altri gruppi africani che suonano pop, ma non avevo mai udito qualcosa di vicino al funky. Molti gruppi sud-africani, ad esempio, hanno un buon swing, ma nessuno ha quel tipo di ritmo sincopato che ho udito ascoltando Fela.
Ho ascoltato e letto abbastanza di lui per capire che è stato un autentico fenomeno, un fenomeno unico. Era stato negli States ed era entrato in contatto con il movimento del Black Power, aveva ascoltato Miles Davis, John Coltrane, James Brown, e tu puoi sentire tutto questo, puoi sentire come lui mette tutto insieme su di un groove africano, per creare qualcosa di completamente nuovo. E poi il suo impegno per l’Africa, i suoi testi avevano qualcosa da dire, non era semplicemente musica da ballo. E’ fantastico! Ragazzi, costui è davvero il Bob Marley africano.”

Brani:

No Bread (Unnecessary Begging)

1. Unnecessary Begging
2. No Buredi (No Bread)

Ikoyi Blindness

1. Ikoyi blindness
2. Gba Mi LetiKi N’Dolowo

Yellow Fever

1. Yellow Fever
2. Na Poi 75

Upside Down

1. Upside Down
2. Go Slow

Before I jump like monkey give me banana

1. Monkey Banana
2. Sense Wiseness

Again, Excuse O

1. Excuse O
2. Mr. Grammartology-lisationalism is the Boss

Zombie

1. Zombie
2. Mr. Follow Follow