Matteo Muntoni “Radio Luxembourg”, recensione
Si chiama Matteo Muntoni e viene definito un eclettico compositore e sound artist dedito al prog-jazz di ampi confini, pronto a calibrare spazi sonori interessanti al servizio di un disco etereo, poetico e divergente, esattamente come la sua cover art. Proprio da qui vorrei iniziare, parlando di Radio Luxembourg, in quanto l’opera pittorica di Doramilla appare inquadrare alla perfezione il mood del disco, dedicato nella sua titolazione alla storica radio nata nel 1933. La copertina, infatti, sembra mostrare un tratto sognante e surreale, in cui le onde di china mostrano l’ideale andamento di partiture ottimamente arrangiate.
Il digisleeve si apre con i venti lievi di On the moon, ouverture pacata e ridondante che, giocando con il post rock, si pone come trampolino alle sensazioni da jazz club disegnate da The jellyfish dance ed il suo progressivo andamento, pronto a palesare sin da subito l’eterogeneità del disco.
Per dare continuità espressiva all’opera marchiata Peyote Press e Ticonzero, l’autore ci invita nel suo apice compositivo per l’ascolto della lunga titletrack, definita da cambi direzionali ben abbracciati a sfumature narrative wordless. Non mancano poi i silenzi atti a riempire il mondo raccontato mediante l’uso espressivo di delicatezze sonore (The man and the journey) ed intuizioni seventies (Dust and guitars), mediante le quali si palesano virtuosismi chitarristici e magici incanti (Werewolf Cricket) da ascoltare, proprio come suggerisce la cover art, ad occhi chiusi.
Tracklist
- On the moon
- Jellyfish dance
- Radio Luxembourg
- Silence
- The man and the journey
- Dust and guitars
- Werewolf cricket