Licantropy “Extrabiliante”, Recensione

Licantropy

Questa è la storia di un lupo che desidera dimostrarvi la reale esistenza della licantropia deviata    nell’espressione artistica del lato oscuro delle vostre povere anime.”

 

Esiste una delirante condizione mentale che induce il malato a credere di potersi realmente trasformare in un animale, un po’come succedeva a Michael J. Fox negli anni ’80. Questa rara psicopatia chiamata licantropia clinica, appare probabile fonte di ispirazione per i Licantropy, interessante power trio al quale si unisce il visionario estro di Self, autore non solo della cover art di questo “Extrabilinate” full lenght, ma anche ideatore della follia vintage dei videoclip reperibili in rete.

 

 

L’album, licenziato dalla Go down records, appoggiandosi su bislacchi songwriting, naviga tra onde garage-punk e più comunemente rock and roll. Una setlist nata in live session e poi ristrutturata e riarrangiata parzialmente con il coraggio espressivo mostrato sin dalle prime note dell’organo in Hispanic Wolf, giocosa e folle ouverture di questa seconda fatica, pronta a movimentarci la giornata con Big Bad Affair. Infatti, l’accogliente surf sound sembra volersi muovere in diverse direzioni tra sensazioni deja ecù, filtri e sguardi passatisti.

L’impostazione sonora della band non lesina accenni noisy ben amalgamati a sonorità più easy (Pale Moonlight) in una sorta di stroboscopico patchwork dissacrante (My fat long tail), che fonda il suo sound negli anni settanta. Così accade tra le bizzarre ridondanze della titletrack, vero e proprio anthem in grado di raccontare i Licantropy mediante una partitura ricca di suoni ed espressività.

Tra le migliori tacce dell’album segnalo la linearità rock di Another wolf game e la giocosità narrativa di The revenge of the wise wolf, particolarmente ispirata e piacevolmente evocativa, anche se il reale climax sonoro viene raggiunto solo dalla lunga e diluita Coyote? Infatti, la traccia che chiude l’album sembra cibarsi di polveri desertiche, aggrovigliate a sensazioni rugginose che portano ad un finale avvolgente e malsano, un outro destabilizzate e destabilizzato in cui il rumorismo dona note ad un disco da ascoltare con cognizione di causa.