Golden Shower “Dildo Party”, recensione
Non mi piace la copertina!
Non mi piace perché mi ha destabilizzato… non certo per titolazione e la sua rappresentazione VM 14, d’altronde sono mal abituato al mondo dei Vulvectomy e dei Gorgasm.
Non mi piace perché fuorviante (lo dico con il sorriso e con la consapevolezza di poter essere in errore); una cover art di questo tipo potrebbe essere ben allineata con la realtà porn grind e non certo ad un rock sound come quello proposto dei Golden Shower. Infatti, un brano ammaliante e ben definito come Love parade, a mio avviso, non può avere un incipit così contrastante, e i passaggi di Dildo party, nonostante la direzione narrativa, non (mi) sembrano in completa armonia con l’artwork di Capex.
La nuova uscita di Area Pirata appare infatti orientata ad un rock classic, mosso da sensazione seventies, proprio come accade in Velvet Sky, annoverabile tra le migliori tracce del disco. La ritmica molto Meat Loaf, gioca con classicismi, delineati da un pianoforte ed un sax impeccabili, che ci fanno ballare in maniera liberatoria. I backing vocals di Sister Dany ci accompagnano poi verso il Golden Motel, tra le cui stanze ritroviamo piacevoli deja ecù, pronti a virare sul blues di Touch me, per poi giocare con i filtri dell’ spirato Rock’n’Roll di Bread, Pork and Wine.
Attraversando la set list, il quartetto mira a giocare con una spensierata timeline, il cui riuscito approccio fifty di Nobody Knows, suonerà convincente, soprattutto per chi ha chiamato i Misfist di Project 1950. Non mancano poi ulteriori sussulti con Second Cam, un terreno cavalcante che conquista sin dal primo ascolto grazie l’andamento trainante, ironia e giocosi rimandi stonesiani. La traccia, che da sola vale il prezzo d’ingresso, lascia poi spazio dall’epilogo narrato da Mental, rabbioso canto terminale, durante il quale, di certo, non riuscirete a rimanere fermi.
Un disco, dunque, vivo, riuscito e maturato attorno a punk, rock and roll, garage e R&B, qui incondizionamente legati ad ironia unpolitically correct.