The Songlines ““String Quartet Tribute to the pop”

NULL

Tra i labirintici vicoli, nel vecchio cuore dell’antica Genova, sorge una loggia tardo-cinquecentesca, che si affaccia su piazzetta Cambiaso e su Via della Maddalena. All’interno di questa splendida costruzione, vive ormai da più di un anno, la nuova sala polivalente del teatro H.O.P.altrove, diretto da Mario Jorio. L’incantevole struttura ospita, non solo lo spazio adibito agli spettacoli, ma anche un ristorante-bistrot che offre altresì la possibilità di visionare centinaia di volumi a scaffale aperto.

L’H.O.P. altrove rappresenta una vera e propria sfida al normale circuito distributivo, capace di accettare cimenti musicali e teatrali, forti di una qualità ricercata e di una location magnifica, che rende il tutto ancora più accattivante.

Leggendo tra le righe del programma stagionale (www.hopaltrove.it) ci si rende conto di quante opportunità il palinsesto riesca ad offrire ai suoi ospiti, e proprio tra le più appetibili performance risalta l’esibizione del quartetto The Songlines con il loro String Quartet Tribute to the Pop.

Attorno alle 21.00, sul palcoscenico del piccolo teatro, appaiono silenti quattro giovani musicisti che, indossando abiti neri sembrano quasi voler rimanere nell’ombra, per lasciare il posto ai loro strumenti, confondendosi camaleoticamente con la scenografia vuota.

La musica del primo violino, Roberto Izzo, inizia a raccontare storie contemporanee attraverso un linguaggio antico, parlato attraverso un quartetto d’archi. Assistendo all’esibizione, ci si rende immediatamente conto di come la musica, qualunque essa sia, riesca sempre a trasmettere emozioni intense, questa volta attraverso l’apparente semplicità di partiture pop rivisitate in classical style.

Il gruppo propone magistralmente brani come “Save a prayer” dei Duran Duran, “God put a smile upon your face” dei Coldplay, e “Going Under” degli Evanescence, sempre senza sbavature od incertezze. Il mescolarsi armonico tra il violino di Izzo e il secondo violino di Paola Diamanti, l’impetuosità del violoncello del bravo Stefano Cabrera, unita alla dolcezza della viola di Caterina Camozzi, ricreano all’interno della deliziosa sala un sound prezioso, che trova i suoi massi picchi durante l’esecuzione di “Karma Police”, che tanto sarebbe piaciuta a Tom Yorke, alla lunga “Starway to Heaven”, con il suo spartito molto fedele all’originale, e all’incatenvole rivisitazione di “Lullaby” dei Cure, in cui i quattro archi si uniscono per un’armonia soffice e delicata.

La curiosità nei confronti di nuovi linguaggi e la svelata passione nei confronti del rock, esplicitata dal gruppo, regala ai meravigliati spettatori, cover dei Nirvana (“Smell like teen spirits”, “Something in the way”), Red Hot Chili Peppers (“Otherside”), U2 (“with or without you”), Supertramp (“The logical song”), attraversando cosi gli ultimi trent’anni di musica, persino omaggiando (forse ironicamente), una delle starlette del panorama pop, Britney Spears. Nonostante tutto però “Toxic”, attraverso il soave suono dei violini, appare addirittura un brano piacevole.

Il concerto si chiude con “Per un pugno di dollari”, un saluto a Sergio Leone, che funge da anello di congiunzionecon l’omaggio al mondo del cinema italiano, che i The Songlines faranno a febbraio naturalmente nella sala dell’H.O.P.altrove.