Neon Knights, Black Sabbath- Testi commentati

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Da qualche tempo l’editoria ha sviluppato un particolare interesse attorno al mondo dei Black Sabbath, basti pensare ai titoli must degli ultimi tempi ( Io sono Ozzy, Chiedilo al Dr Ozzy, Iron man, Master of reality, Black Sabbath) per rendersi conto di come la band di Birmingham sia ancora oggetto di pura venerazione. Il gruppo, che ancora oggi rappresenta per migliaia di band un acceso faro, ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno , di saper andare oltre alle querelle, ai cambi di line up e alle folli vicende dei protagonisti, che hanno definito nel tempo un corollario, qui raccontato attraverso un analisi asimmetrica dei testi più significativi che hanno caratterizzato i 30 anni (lordi) di carriera.

La vita della band ha però, come racconta l’autore Eduardo Vitolo, vissuto declini, rinascite, e cambiamenti epocali, che hanno trainato la band in mondi distanti e diversificati, lasciando come elemento comune ad essi il solo Tommi Iommi, a cui (personalmente) non perdonerò mai la volontà di trascinare il nome dei Sabbath in pianeti estranei all’origine.

Vitolo arriva a definire al meglio la cupezza dei primi album e la sperimentazione de Tecnical ecstasy, come rappresentazione di una prima divergenza estetico compositiva del mondo di Butler, interpretata sempre magistralmente dalla folle vocalità di Ozzy e musicata dal genio sottile di Iommi. A devastare i primi Sabs, come si evince dallo scorrere leggero delle pagine, sarà poi l’aurea epic fantasy di Ronnj James Dio, che aprirà definitivamente lo squarcio a Martin e Gillian.
Insomma un’infinita serie di traversie, qui vissute e raccontate attraverso l’analisi testuale che l’autore offre attraverso le liriche dei dodici album e attraverso uno sguardo non solo contemplativo e storiografico, ma soprattutto tramite una visuale antropologica, psicologica, contenutistica e filologica.

La via segnata dal volume, promosso dalla Arcana Edizioni, definisce un viaggio cronologico nell’immaginario della band, partendo dall’orrorifica aurea nera dell’omonimo debut, sino alla reunion 1998. Infatti, proprio grazie a questo Neon Knights il lettore potrà raccogliersi attorno ai (non) confini sensoriali di brani visionari da cui emergono donne malefiche, tecnophobie, e croci gotiche. Non mancheranno poi elucubrazioni attente su tematiche legate alla religione, alle guerre e alla politica, come ugualmente non scarseggeranno tematiche asimoviane e tolkieniane, all’interno di un continuum narrativo spezzato ed interrotto da influssi che arrivano a toccare Lovecraft, Grey ed Edda poetica.

Il libro, come detto, applica una focalizzazione su parte dello scritto sabbattiano, riuscendo in poco meno di 250 pagine a raccontare l’incedere di una delle più influenti band di tutti i tempi. Un’opera in cui reale protagonista non è né Ozzy, né Dio, né tanto meno Tommy Iommi, ma il Sabbath pensiero, estrapolato, sezionato e commentato, tenendo conto delle 7 vite vissute di una band morta nel 1976, ma pronta a reincarnarsi più volte in corpi diversi.

Insomma un libro che rappresenta un compendio essenziale ed assoluto della filosofia creativa del gruppo.