Negramaro 11/02/2006
Dopo solo sei mesi, i Negramaro tornano a Genova con un più cospicuo bagaglio di esperienza e, visti gli ultimi successi, un maggiore budget economico.
La differenza, rispetto all’ultimo live vistosi nella superba, si percepisce sin da subito.
La location, questa volta, è quella ideale del nuovissimo MazdaPalace, in cui le note volano libere all’interno della struttura partorita soprattutto per dare alla città un adeguato spazio per i concerti. Il prezzo “politico” del biglietto e l’enorme, meritatissimo successo di “Mentre tutto scorre”, sono i due ingredienti principali grazie ai quali migliaia di persone si ritrovano ad affollare le tribune del palazzetto.
Il live, promosso dalla ormai svezzata duemilagrandieventi di Vincenzo Spera, ha inizio attorno alle 21.45, dietro un telone nero semi trasparente, che tanto ricorda le esibizioni dei sofistici Sigur Ros. Le ombre dietro il velo, che separa la band dal pubblico, si muovono sulle note di “Solo per te”, accompagnante da un gioco di luci perfetto, capace di valorizzare per tutto il concerto non solo l’aspetto sonoro, ma anche testi e movimenti dei musicisti.
Le canzoni scorrono via veloci con “I miei Robot”, divertissement con spunti punk rock, “Es-senza”, per chi ancora crede che il gruppo salentino sia al debut album e la dolce “Solo3min”, caratterizzata da un outro acustico in cui Giuliano Sangiorgi duetta amabilmente con il pubblico divertito e preso di sorpresa dall’esplosione di coriandoli, che innondano la zona centrale della platea. Dopo brani meno conosciuti come “Zanzare” e “Genova22”, inevitabilmente collocata in scaletta, ecco arrivare le prime perle di un album dai trattamenti sonori ben curati e dalle trovate capaci di uscire dalla solita routine.
Il primo vero boato arriva quando Giuliano, sorprendendo tutti, comparendo dall’uscita della tribuna nord; armato di chitarra, da il via all’arpeggiata “Ogni mio istante”, tra un pubblico attento nel seguire l’occhio di bue, utilizzato con il sapiente fine di accrescere la teatralità della bella unplugged version. Le canzoni della scaletta, sono poi impreziosite da un omaggio a Luigi Tenco (“Vedrai Vedrai”), che segue le tanto attese “Mentre tutto scorre” e “Estate”, le quali, però, portano alla luce alcune incertezze. Infatti, probabilmente la non perfetta resa sonora o più presumibilmente un eccesso di sicurezza, unita alla voglia di eccedere, portano il vocalist a concedere all’improvvisazione troppo terreno, finendo più volte con l’andare fuori tonalità.
Nonostante tutto però è innegabile che la band del coniglio verde abbia macinato chilometri preziosi, articolando uno show originale ed interattivo, riuscendo a far giocare gli spettatori, non solo con gli enormi palloni lanciati da sotto il palco, ma anche attraverso la ricerca continua di un dialogo fatto di contro-cori e rustici vocalimi.
Il concerto si chiude con l’ormai classico bis di “Mentre tutto scorre”, ripresa anche nel finale a sorpresa, durante il quale si accendono le luci e dal fondo della sala appare la banda di Voltri, che dopo aver percorso la platea, saluta dal palco gli increduli e sorpresi spettatori, che forse non apprezzano appieno una trovata originale e gustosa già presa in considerazione a suo tempo da Lorenzo Cherubini.