Napalm Death
Era il 1986 quando, un poco in ritardo, un amico mi disse: “ Ascolta quest’album, mai nessuno ha osato tanto, ti piacerà e cambierà il tuo modo di ascoltare musica..”. Il disco in questione era “From enslavement to obliteration” e la band che ebbe il coraggio di proporre quello che noi oggi conosciamo come grindcore, si chiamava Napalm Death. Il gruppo di allora non esiste più; infatti dal secondo disco, iniziarono avvicendamenti continui nella line-up e l’iper-velocità dal terzo album iniziò a virare verso il truce death metal, senza per questo perdere totalmente la rotta. Oggi, come allora, i Napalm calcano ancora i palchi di tutto il mondo e dopo quasi 25 anni di onorata carriera, mostrano ancora di essere in smagliante forma. Dopo qualche anno di assenza la band di Birmingham torna nella penisola italiana a seguito del “ The code is red…long live the code tour”. Il merito del rientro di Mr Barney e soci, è anche da attribuire all’organizzazione del Nuvolari libera tribù ( www.nuvolariweb.com ), arrivata alla XIV° edizione, che dal l’8 giugno al 29 luglio 2006 ospita eventi e concerti di alto livello.
La serata del 2 luglio è interamente dedicata alla musica cosiddetta estrema. Ad aprire la kermesse sono i Septical Gorge, che mostrano un poco di emozione nell’onere di dover dividere il palco con mostri sacri come i Napalm. Il gruppo locale, propone un brutal metal, fatto di puro growling. Di rilievo appaiono i duetti del power duo che alle chitarre si mostrano tecnici e veloci. Pur mancando di una sezione ritmica realmente coinvolta nelle melodie proposte, la band mostra buoni margini di miglioramento. Subito a seguire salgono sul palco gli Stigma, provenienti dalla vicina Mondovì, che con il loro death meno granguignolesco, ma ugualmente tirato e coinvolgente, ottengono un buon riscontro dai presenti, grazie soprattutto alla convincente voce del front man. Piacevole è di certo la scoperta di queste due interessanti band piemontesi, ma per una volta più che l’anticlimax, l’aspetto affascinante della serata è proprio il clou nel suo vivo e non nella sua attesa.
Pian piano il parco si veste di personaggi bizzarri, deather della prima ora che si uniscono alle nuove leve. Tra gli spettatori si riconosce anche Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, che assiste ad un incontro generazionale molto simile (e scusate il paragone) a quello che accade ai concerti di Nomadi, Guccini e Stones.
Sono le 22.30 quando Greenway, Embury, Harris e Herrera salgono sul palco per il sound check, realizzato davanti agli adoranti fans. Sin da subito si nota come una maturazione musicale, coincida con qualche chilo in più e qualche capello in meno. La grinta è però quella di un tempo, estratti di “the code is red…long live the code”, rendono merito alla veemenza della band, che attinge dal vastissimo repertorio di 23 dischi, se calcoliamo anche le produzioni degli ep. I testi delle track, per ovvi motivi non sono facilmente intuibili, ma chi conosce i Napalm sa cosa sta ascoltando. Certamente per chi è abituato alle sole canzonette questa musicalità può apparire non troppo dissimile dal rumore, ma in realtà siamo di fronte a tematiche socio-politiche , antifasciste e di denuncia, corredate da una musica brutale, come solo la nostra società è capace di essere. Il basso di Shane Embury incanta per precisione e velocità, mentre la doppia cassa di Herrera lascia trasecoli chi non si dimostra avvezzo ad un speed sound come questo.
La potenza sprigionata dal quartetto non lascia tregua, se non attraverso i momenti di dialogo loquace, che Mark Greenway sostiene con il suo pubblico. Tra le perle del passato, i Napalm Death regalano ai presenti preziose chicche d’anteprima, estratte dall’album in uscita a settembre; ma la vera ciliegina sulla torta arriva poco prima del bis, quando la band si rituffa in “Scum” e “ From Enslavement to obliteration” proponendo alcune gioielli bonsai degli albori, tra cui anche “You Suffer”, che al tempo valse il guinness dei primati alla band, per aver registrato la canzone più breve di tutti i tempi.
Arriva veloce la mezzanotte, e poco dopo, il memorabile live si conclude; attorno si respira soddisfazione, espressa in un coro di ringraziamento per i Napalm. La gente inizia a sciamare verso l’uscita, con una compostezza invidiabile, contro ogni stereotipo del caso.