Il Negromante del rock, Steve Sylvester

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Ricordo ancora piuttosto bene la sensazione di quando decisi di comprare il vinile di In death of Steve Sylvester. Paura, emozione e straniamento erano le percezioni ben definite che mi accompagnarono alla cassa di quel piccolo, ma fornito negozio di dischi. Avevo il timore di poter essere giudicato, ma in fondo ero conscio di aver scelto un Lp diverso da tutti gli altri, non solo per quella coverart che ancora oggi sulla soglia dei 40 mi inquieta come nessun’altra, ma anche perché in quegli anni iniziavano a girare voci su chi fossero realmente i Death SS. Se allora l’utopia web era molto lontana dal concretizzarsi e riviste specializzate come HM e poche altre non risultavano di certo esaustive, era il passaparola a creare miti, leggende ed illazioni. Quelle storie oggi trovano finalmente la luce grazie a Giovanni Della Cioppa che, assieme al diretto interessato Stefano Silvestri, arriva (finalmente) ad un chiarimento di tutte quelle oscure nebbie, che hanno da sempre abbracciato la band Pesarese. Una risposta definitiva per tutti coloro che sono assetati di conoscere ogni retroscena, ogni trama, ogni dettaglio relativo alle circostanze che hanno portato cinque ragazzi ad incarnare il re del male del metal italiano.

Lo straordinario libro Il negromante del rock Steve Sylvester, edito dalla Crac Edizioni, rappresenta un pericoloso viaggio verso il più profondo Tartaro, una voragine buia, profonda e maleodorante in cui Steve ed il suo Vampiro si calano spinti dall’estraneità alla convenzione.

La storia, che ha inizio tra b movie e fumetti neri, racconta in un vortice onirico la vera storia Sylvester, fornendo ai curiosi e alle fan base un’incredibile quantità di shockanti episodi di vita vissuta oltre ogni limite. Un’esistenza iniziata al di sotto di influssi magici, da cui proviene la passione per l’oscurità, che nel percorso di Steve ha conosciuto un andamento climatico, corollato dalla magicità del numero 7. Tra grimori, sedute spiritiche e nereggianti impostazioni di vita, la band creata da Sylvester e Paul Chain entra in un gorgo cimiteriale che non troverete neppure nel miglior horror movie. La storia narrata in queste 200 abbondanti pagine, fuoriescono dalle molte testimonianze fotografiche, a tratti raccapriccianti e macabre reminiscenze del tempo, per le quali nulla è mai stato lasciato al caso; riff, songwriting, costumi, filosofia e modus vivendi sono sempre state per la band imprescindibili elementi legati al magico, tramite il quale si è giunti sino al settimo sigillo ed oltre.

Le pagine ci portano nei camerini della band a scoprendo le storie di creatività, di sesso ed estremismi, calamitanti attrazioni che hanno portato il tetro verso stadi più alti e definitivi, ben oltre il confine del pericolo e dell’indefinibilità. Tanto che il viaggio ha dovuto modificarsi (nel 1983) come i cambi di line up che il tempo ha raccontato. Una reale narrazione che va oltre all’immaginario, definita attraverso una complementare serie di interviste a coloro i quali hanno vissuto l’alba di una delle band maggiormente sottovalutate sia dal punto di vista musicale che estetico, iniziatore più di altri di un certo tipo di orientamento sociale.

Il libro, oltre ad offrire un convincente sviluppo estetico si ritrova capace di rendere (quasi) ipermediale l’approccio grafico, impreziosito da un curioso racconto a fumetti che chiude un’opera da leggere d’un fiato, superando le paure ed abbandonandosi al rifiuto della convenzionalità.