Eels – live a Milano
Sono trascorsi due anni dall’ultimo concerto degli Eels a Milano, ma non sono bastati a far passare al Signor E la mania delle proiezioni. Questa volta è toccato ad un filmato di un’oretta circa incentrato su Everett Senior, fisico che lavorò all’affascinante teoria degli universi paralleli. Il viaggio tra i fotoni sarebbe anche stato interessante, se non fosse che, a suo tempo, non ne capii nulla neppure nella mia lingua madre (e non ho fatto progressi nel frattempo). La spiegazione delle teorie del padre è stata inframmezzata dalle riflessioni del cantante e dalle sue interviste/chiacchierate con colleghi e persone che conoscevano bene l’ombroso scienziato pressoché assente dalla vita familiare.
Anche se le reazioni di quella parte di pubblico che si è elegantemente esibita in fischi, grida e rumoreggiamenti vari (ma alle elementari non vi hanno insegnato a fare silenzio anche se non siete interessati, perché altri potrebbero esserlo?) sono state abbastanza imbarazzanti, non si può negare che la scelta di questo filmato sia discutibile. Innanzitutto, perché, tra tante esimie personalità che hanno attraversato l’universo finora, è stato scelto proprio il Signor Everett? E perché rendere così pubblici anche gli aspetti più privati e personali, i dubbi e le domande di un figlio riguardo ad un padre che non ha avuto modo di conoscere davvero? E soprattutto cosa c’entrava tutto ciò con gli Eels in quanto band?
Insomma, l’immenso ego di Mister E ha prevaricato l’autorità dell’arte rovinando un po’ quella che avrebbe potuto essere una bella idea di collaborazione tra diversi sistemi comunicativi.
Ad ogni modo tra un fischio e l’altro si arriva alla fine del video ed il telo si solleva svelando un palco con una strumentazione ridotta all’osso. Un pianoforte, qualcosa che potrebbe essere un glockenspiel (da dove sono seduta io posso solo ipotizzarne l’identità), un microfono ed una batteria con secondo microfono aspettano di dare inizio al concerto vero e proprio, ma non vengono subito accontentati. Everett infatti sale sul palco da solo e con una chitarra acustica introduce una scarna versione di due ballate, “From which I Came” e “Magic World”. La sua voce ruvida non ha bisogno di commenti; arriva dal profondo e non ha bisogno di grandi doti tecniche per emozionare. Qualcosa che non funziona però c’è: i volumi sono troppo alti per la piccola sala del conservatorio, l’ascolto ne risulta disturbato, la chitarra addirittura arriva ad essere stridente e fastidiosa proprio nei punti in cui dovrebbe essere più dolce ed espressiva.
Dopo le due canzoni comunque Mister E si ferma per il primo dei momenti comici della serata. Ironizza proprio sul fatto che il filmato è noioso ed il rock è molto meglio, forse se l’è presa per l’impazienza del pubblico, chissà. Poi finalmente introduce Chet che in questa seconda parte dello show spazia dalla chitarra alla batteria passando per una sega sfregata con un archetto di violino. All’arrivo dell’immancabile “My Beloved Monster” capisco che i volumi sono stati regolati proprio per privilegiare i brani più energici, i quali in effetti non risentono assolutamente della semplicità della strumentazione e della mancanza di tutti quei suoni che danno alla musica degli Eels un sapore di cartone animato.
Nel secondo intermezzo il cantante inscena una gag molto simpatica nella quale il cantante legge presunte email di fan adoranti…ed altri un po’ meno, e di recensioni sbagliate. Passa poi la palla a Chet, che (tanto per non smentire le dimensioni dell’ego sopra citato) legge alcuni passi di un’autobiografia di Everett dall’improbabile titolo “Things Your Grandchildren Should Know”, inframmezzati da un paio di brani eseguiti al pianoforte, estremamente dolci ed intensi.
Nella parte seguente dello spettacolo ci regalano chicche come Flyswatter durante la quale, senza soluzione ritmica, E va a sostituire Chet alla batteria dimostrando che ci sa decisamente fare, ed anche Chet si guadagna tutti gli applausi ricevuti portando avanti la melodia al piano in un gioco che protrae la canzone per una buona manciata di minuti. In questa parte conclusiva dello spettacolo i due si lanciano anche in un accenno di “Good Times Bad Times” dei Led Zeppelin e Chet imbraccia di nuovo sega ed archetto.
Gli Eels ci salutano infine con due splendidi gioielli, “I’m Going To Stop Pretending That I Didn’t Break Your Heart” e “PS You Rock My World”. Certo che, al di la dei vari problemi di audio, questo buffo ometto sa bene come farti attorcigliare lo stomaco. E’ un dono quello di saper trasportare in luoghi sospesi,e forse per questo regalo possiamo anche perdonargli l’egocentrismo.
Scaletta:
From which i came/magic world
Ugly love
Strawberry blonde
Ant farm
Fucker
Souljacker part I
Elisabeth on the bathroom floor
Climbing to the moon
My beloved monster
I like birds
Jeannie’s diary
In the yard, behind the church
Last stop: this town
I want to protect you
Flyswatter
Bus stop boxer
Novocaine for the soul
Good times bad times
Somebody loves you
Souljacker part II
I’m going to stop pretending that I didn’t break your heart
PS You rock my world