Bjork Live @ Arena di Verona – 28 Luglio 2008
Tre mesi fa Silvia, la mia dolce metà acquistò due biglietti per il concerto di Bjork all’Arena di Verona. Pur sapendo quale sia il mio amore sviscerato e la mia ammirazione per il Folletto Islandese, per una donna che lei stessa chiama la mia “fidanzata ideale”, mi regala, con largo anticipo sulla data mio compleanno, uno degli eventi più attesi dal sottoscritto. Un po’ come se vostra moglie o la vostra fidanzata vi regalasse una notte in un albergo cinque stelle con la vostra amante… e volesse essere presente…
Bjork è stata in Italia solo in altre due occasioni, che io sappia, nel Novembre 2001, con una piccola tournèe in teatro (biglietti esauriti in tutta Italia in poche ore) e nel Maggio 2003, con una tournèe, che anche in quell’occasione toccò l’arena, e che costrinse gli organizzatori ad una data supplementare, tante erano state le richieste. In questa occasione, invece, pur forte del nuovo album appena uscito (l’ottimo Volta), l’Arena non fa il tutto esaurito, pur se platea e gradinate risultano molto popolate, e la cosa è comprensibile, considerando la virata sperimentale che ha compiuto la carriera artistica dell’artista.
Alle nove precise, nel palco entrno dieci ottoni, tutte donne, che iniziano suonando una specie di fanfara ed introducono Bjork e gli altri musicisti. Il palco non è molto affollato, e, più tardi, oltre alle dieci ottoniste di cui sopra, vi troveranno posto un tastierista, un batterista/percussionista, un addetto a rumorismi e sintetizzatori ed uno ai computer.
La qualità del suono inizialmente non è straordinaria, ma migliora man mano che il concerto prosegue (dirò una cosa controcorrente, ma l’Arena, pur nella sua meravigliosa scenografia, è un luogo PESSIMO per ascoltare musica, specie se caratterizzata da suoni particolarmente impulsivi, come può essere l’elettronica). Bjork snocciola una scaletta, scegliendo i brani da tutti i suoi album. Earth Intruders, Hunter aprono le danze, non solo in senso metaforico, molti degli astanti non possono resistere e si alzano in piedi a ballare.
Pagan Poetry introduce invece i pezzi più intimisti, io comincio a piangere. Sul serio. Il culmine emotivo si raggiunge in brani come Hyperballad, o I Miss You. Assolutamente dolcissima ed ironicamente infantile Cover Me, commovente Immature.
L’ultimo pezzo del set ufficiale è Pluto, ma, come da copione, c’è spazio per due bis, The Anchor Song, eseguita dalla sola Bjork e dagli ottoni, ed una allucinata, anfetaminica, iperenergetica Declare Independence.
La voce di Bjork è la solita, potente, colorata, bellissima voce, uno strumento con cui la canante gioca senza ritegno, con scale mozzafiato, gridolini, risatine, falsetti, appoggiandosi a note poco convenzionali, giocando con le sospensioni. Non una incertezza in tutto il concerto, nonostante i problemi alle corde vocali avuti nei mesi scorsi.
Alla fine del concerto io mi asciugo le lacrime, ho gli occhi arrossati ed il naso che cola. Silvia mi confida che è stata una delle esperienze più belle della sua vita, io devo riprendere fiato. Ci risiediamo e, mentre aspettiamo che la folla se ne vada, ascoltiamo le chiacchiere della gente che ci sta attorno. Davanti a noi due ragazze, una ascolta, l’altra parla, ed è un fiume in piena… “…Bjork è un canale tra noi e Dio…”. Non riesco a non pensare che è più o meno quello che io penso da sempre.
Difetti: troppo corto, un’ora e mezza scarsa di musica è poco. Resta da stabilire (senza nessuna retorica) se la responsabilità sia della musicista, o dell’amministrazione comunale che impone limiti orari troppo stretti.
Pregi: tutto il resto.
A voi la scaletta:
1. BRENNIÐ ÞIÐ VITAR
2. EARTH INTRUDERS
3. HUNTER
4. PAGAN POETRY
5. DESIRED CONSTELLATION
6. ALL IS FULL OF LOVE
7. JÓGA
8. VERTEBRAE BY VERTEBRAE
9. OVERTURE
10. IMMATURE
11. ARMY OF ME
12. I MISS YOU
13. COVER ME
14. WANDERLUST
15. HYPERBALLAD
16. PLÚTÓ
17. ANCHOR SONG (bis)
18. DECLARE INDEPENDENCE (bis)