“Appunti di Rock. Dai Led Zeppelin ai Nirvana”, Andrea Gozzi
Da poche settimane, tra gli scaffali delle librerie, potete trovare Appunti di Rock, trasversale viaggio nel mondo del rock, inteso nella sua accezione più ampia. Il volume edito da Edizioni Il Foglio, è stato sviluppato in collaborazione con Tempo Reale, il centro di ricerca, produzione e didattica musicale fondato nel 1987 da Luciano Berio.
Ad impreziosire le circa 250 pagine sono i contributi pensanti di molti esperti del settore, grazie ai quali si riesce a ricostruire un itinerario ipermediale e tutt’altro che lineare, attraverso il mondo della musica. Un curioso itinerario che si presenta come una playlist ragionata, coordinata da Andrea Gozzi, burattinaio accorto di un libro che scorre via veloce con una serie di racconti a sé stanti, pronti ad iniziare tra le corde della Gibson riversa, che domina l’ottimo lavoro di cover art.
Il volume, partendo da una domanda (retorica) ( Ha ancora senso oggi parlare di rock?), sembra voler raccogliere a sé una serie di istantanee della storia del rock portando a termine un limitato percorso concettuale, senza per forza ritrovare un continuum narrativo che non avrebbe certo avuto un impatto migliorativo. Infatti questi Appunti di rock non si mostrano per rappresentarsi come un corpo unico, nessun concept…ma al contrario anime narrative che si raccontano attraverso linguaggi diversificati e punti d’osservazione proto-soggettivi.
I capitoli allietano il lettore attraverso un analisi dei cosiddetti anni-ponte, per poi addentrarsi nella tragedia di Altamont e nella paranoica Berlino di Bowie, tra alienazione e krautrock. Le pagine ci invitano a passare dalla cittadina di Aberdeen, punto di partenza del Grunge Nirvaniano, e attraverso l’evoluzione musicale del sintetizzatore. Infatti, l’opera di Gozzi, non solo attrae per i rimandi artistici, ma offre anche alcuni capitoli di approfondimento tematico legato al mondo della musica. Non a caso uno dei più riusciti passiggi del volume è Lo studio di registrazione, sezione in cui Lelio Camilleri racconta in maniera forbita e tecnica il plasmare suoni e spazi, partendo da Pierre Shaeffer sino a giungere a River dei Gentle Giant. Un’analisi che tra stasi, ciclicità ed oscillazioni riesce ad analizzare in maniera inattesa il parallelismo mono-stereo, sino ad arrivare alla concettualizzazione di spazio localizzato, spettrale e morfologico.
Per coloro i quali invece anelano a percorsi narrativi più classici, è da segnalare la vorticosa discesa negli inferi di Bertrand Cantat. Andrea Gozzi partendo dal pretesto di analisi lirica delle sue opere, giunge ad attraversare i capeggianti attriti emozionali del leader dei Noir Desir, arrivando a fornire al lettore un quadro emotivo, capace di restituire nuove sfumature alla tormentata via intrapresa dall’artista bordolese.
A complementare l’opera troviamo infine un arbitrario viaggio nei meandri di London Calling, che, tra rimandi citazionistici a Laing e opinabili note sul mondo dei Sex Pistols, arriva a strutturare un viaggio nella prima era post punk.
Un libro dunque completo, ma che completo non vuole essere.
Un’opera in grado di abbracciare liberamente argomentazioni svincolate quanto un live free jazz, mostrando alcuni dei poliedrici lati del Rock, senza avere la vuota convinzione di racchiudere in sé il tutto. Solo piccoli e deliziosi sguardi attentivi che, come in un film neorealista, si avvinghiano a sempilci storie di un percorso più esteso ed impossibile da contenere.