Anarco punk
Da qualche settimana la Shake edizioni ha dato alle stampe un magnifico tomo di ben 460 pagine, in cui si può ritrovare quello che l’autore definisce
Ian Glasper, ex bassista di Decadence e Burnside, senza ombra di dubbio, offre un libro incredibile, che riesce a coprire un vastissimo panorama sui generis, impreziosito da una mole impressionante di interviste, aneddoti e fotografie. Il lavoro sviluppato dall’autore, è infatti un definitivo docu-rama su quel mondo Anarcopunk ignoto a molti. Appare normale considerare che Sex Pistols, Clash ed Exploited siano conosciuti almeno di nome e di fatto dalla maggior parte delle persone che seguono l’evolversi musicale, sia dal punto di vista strettamente sonoro, sia da quello sociologico, ma quanti non sanno neppure chi sono i Crass, gli Amebix e quanti ancora non sanno che gli Anthrax oltre ad essere una famosa band metal, possiedono un gruppo omonimo nel panorama dello peace- punk?
Il libro di Glasper ha l’intento di ricostruire con il senno di poi, un movimento che a conti fatti ha sviluppato l’anarchia nella sua concezione pacifista, animalista, vegetariana ed anticapitalista. Un’accezione ben diversa da chi all’interno del Punk impiegava la A cerchiata come conseguente naturale del chaos e del nichilismo. Da un lato esisteva l’autodistruttività di cui Sid Vicious è diventato simbolo, dall’altro lato un gruppo di punk che
Similmente a Punk! Di Federico Guglielmi, anche in questo caso l’autore ha deciso di organizzare il proprio racconto suddividendolo in zone geografiche, in maniera da raccogliere in maniera ordinata tutto ciò che oggi offre la storia dell’Anarcopunk.
Il volume, e non poteva essere altrimenti, si apre con i Crass, per molti la prima band capace di dare concretezza all’effimero mondo creato da Rotten e soci, nel tentativo di andare oltre alla concezione di anarchia vissuta come mera provocazione. L’Anarco Punk, come si evince da interviste a Flux of pink indians o Conflict, ricercavano ben altri ideali. Dalle parole che Ian regala ai lettori si percepisce comunque ancora una sorta di astio verso il Punk Mainstream, che a seconda di alcuni tra gli intervistati, è stato costretto ad allinearsi e a tradire i propri valori che ne animavano i primordi.
Il libro riesce inoltre nell’intento di trasferire il basilare concetto dell’ Do It Yourself, mostrando come i Crass, oltre ad essere stati fonte di ispirazioni per molti, hanno avuto anche il vincente ardire di promuovere molte band, attraverso la Crass Record, label creata per evitare ciò che il Punk ha subito o ha voluto subire dalle major.
Insomma un libro che appare essenziale e che probabilmente rimarrà come unica pietra miliare dell’AnarcoPunk proprio come Savage lo è stato per il Punk ortodosso. L’opera di Glasper riesce nel suo intento formativo-divulgativo, senza cadere mai nell’autocelebrazione, nè tanto meno nel fastidioso nozionismo, che spesso libri di questa risma finiscono per proporre. L’alternanza di fatti a racconti in presa diretta, rendono il libro di piacevole fruizione, non necessariamente da leggere tutto d’un fiato.