Zenden San “Daily Garbage”, recensione

zendensan.jpg

Oggi andiamo ad addentrarci tra le braccia di una nuova realtà indipendente che porta il nome di Karma Conspiracy, label indipendente specializzata in stoner rock, heavy psych, garage, doom e aromi vintage.

Tra le nuove uscite dell’etichetta beneventana c’è un disco simmetrico, spigoloso e contrastante che ha acceso il mio interesse: Daily Garbage dei Zenden San. Un combo Funky and Noisy Post-Math-Core, dietro il cui marchio si celano due sole anime: Fabrizio Giovampietro all’electric bass guitar e Alessandra fiorini alle pelli.

A dare il giusto inizio al debut è il piglio trainante di Bang!, travolgente viaggio emozionale posto tra le toniche di un basso che, unito agli psicotici piatti di Alessandra Fiorini, inizia a dare luce ad un project coraggioso, vivo è totalmente al di fuori della quotidianità. Un percorso ardito ed armonico che offre un fil rouge originale e riuscito, anche grazie ad una persistente quattro corde posta tra slapping, funky rap (The death of an egghead), alternanze giocose e surreali.

Innestate tra le cupe e disturbanti auree free (Daily Garbage) le note simulano poi impronte jazz con Life of a pavement, composizione di certo annoverabile tra le più interessanti del full lenght. Da qui si riparte nel delineare un itinerario da ascoltare attivamente, pronti a giocare con i sentieri marcati di un duo innovativo, non solo per la loro minimale line-up, ma anche e soprattutto per un granulare innesto di impulsi emotivi, che trovano il proprio ego nelle radici libere e nobili della musica.
L’albo promosso da Karma conspiracy in sinergia con Narcotica, Goodfellas, Code 7 e Phd, raccoglie idee piacevolmente metaforiche con Elephant and Spider, per poi ricadere verso svaghi discorsivi in Doctors’ Club, traccia in cui il mondo free jazz torna prepotentemente a galla, attraverso strutture resistenti e improvvisi cambi direttivi.

L’ottimo si raggiunge però con i rimandi disorientanti di Interim, composizione in cui l’ascoltatore finisce per perdersi piacevolmente…a causa di illusive reiterazioni che portano il focus verso gli infiniti angoli di un poliedro ricco di spigoli, giochi ’80 e urgenza narrativa.

A chiudere il discorso sono infine le sensazioni fisiche dettate da Industrial Zone e dai dettagli espressivi di Burpobarf,perfetta nel suo voler rappresentare un combo da vivere su disco e, se ne avrete l’opportunità, anche impresa live.