Zen Circus – Andate tutti affanculo, recensione.
Zen CIRCUs
Nelle parole di “Andate tutti affanculo”, ultimo lavoro dei Pisani Zen Circus, appare una frase talmente chiara che mi è risultata di difficile ingestione “A chi critica, valuta elogia, figli di troppo di madre noiosa”.
Vestendo i panni del recensore, non posso esentarmi dal criticare o elogiare, pur sapendo che il trio toscano non avrà forse parole serene nei confronti dei miei periodi lessicali, in quanto o da un lato o dall’altro, esiste di per sé un errore di fondo: in questo caso il mio essere.
Superando arditamente la difficoltosa presa di posizione, inizierò con un encomio pubblico nei confronti di una tra le band più interessanti e sottovalutate del nostro vivace panorama underground italiano. Nonostante il fatto che i nostri musicanti “Nemo propheta in patria”, abbiano cercato e trovato maggior considerazione al di fuori dello stivale, si vuol sperare che con questo ultimo disco, il primo interamente in lingua madre, si possano riscontrare maggiori sviluppi.
Diciamoci la verità, probabilmente non accadrà!
Credo che un paese classicista e bigotto come il nostro non sia ancora capace di potenziare il proprio lato auto critico, nascondendosi dietro ad un parental advisory di facile attribuzione. La libertà di espressione, ultimamente malaticcia, ci permette ancora di parlare ed ascoltare, per poter andare al di là di apparenti blasfemie (ascoltate in serenità la traccia nove) e turpiloqui facili ed evidenti. Il messaggio che si nasconde dietro ad un espressivo songwriting, definisce il circo Zen, come capace, espressivo e sarcastico esempio di musicalità non convenzionale, pur viaggiando tra pop rock italico, punk rock di stampo yankee e cantautorato ricercato che strizza l’occhio a Rino Gaetano e al primo Lucio Dalla
L’album si apre con “Egoista”, storia metaforica di egotismo necessario, spinto da una verve indie, subito annebbiata dal poco convincente groove della breve “Vecchi Senza Esperienza”, in cui l’anima cantautoriale risulta stucchevole e incapace di raggiunge il minimo necessario, nonostante un ottimo lavoro della sezione ritmica. Ma fortunatamente l’episodio contenutamene negativo, non riesce ad avere un seguito. Infatti dopo pochi minuti si torna ad un livello artisticamente alto, con la notevole “It’s Paradise”, dal testo deciso e curato. Un attacco al buonismo lacerante e dilagante, imperniata di un verghiano realismo, che gli occhi di un bambino riesce ad utilizzare, attraverso un ritmo incalzante di una cavalcata sonora.
Non mancano sentori di Ronin attraverso western-sound che sposta l’attenzione acustica verso un classic alternative (w)indie, di impatto e di gustoso consumo.
Una chitarra acustica domina la curiosa “We Just Wanna Live”, il cui andamento ciclico della sua narrazione pagana (nonostante un coretto volutamente proto-clericale) racconta una fiaba cattiva dal riff invogliante e lineare, che introduce il singolo radiofonico di “Vuoti a Perdere”, ingemmato dalla presenza vocale di Nada, capace di sposarsi ai Zen Circus con il suono rockeggiante della sua fama, tra pop rock e sviluppi alternative, mentre una back voice definisce profondità acustica di preparazione ad un chorus, che non può non divenire un successo adatto ad un target più esteso di ciò che si può presagire.
Con il giro di boa si giunge ad uno dei brani più convincenti “Andate Tutti Affanculo”, in cui ritmo conquista al primo sguardo, anche grazie alla voce del frontman, armonizzata al meglio tra parole taglienti e rimandi (anti) cantautoriali. Otto minuti che scivolano via come un lungo film di cui non ci si rende conto della lunga durata. Tra fisarmoniche ed arpeggi, tra parti strumentali e un semplice ma essenziale lavoro delle quattro corde, arrivando in chiusura al sampler da parental advisory.
L’opera quarta non manca di venature Blues (“Amico mio”), Heavy (“Gente di merda”), né ossature pop come in “Ragazza eroina” in cui per certi versi emergono reminiscenza involontarie del mondo degli Oraja de Van Gogh, che sfuma immediatamente per far posto alla genialità compositiva del gruppo pisano.
La serratura viene chiusa da una dissacrante, ironica e realistica storia di Natale, spoglia degli antichi, sacri e familiari valori della santa festività. Un quadro svilente, di una realtà priva di rilievi, qualunque essi siano, che riesce a nascondere dietro una stuccosa facciata, la triste realtà, proprio come Monicelli fece con il su piccolo capolavoro familiarista “Parenti serpenti”.
Una chiusura che apre sineddoticamente a quel vuoto a perdere che si ritrova nella mentalità di alcune ultime generazioni, senza criticare, giudicare o paternalizzare concetti, ma semplicemente definendo attraverso un sarcasmo, che chiude un disco difficile da definire senza banalizzarne i concetti, un lavoro di certo piacevole, di buon impatto e sicuramente caratterizzato dall’espressività singolare dei sempre bravi Zen Circus.
Tracklist
1 L’Egoista
2 Vecchi Senza Esperienza
3 It’s Paradise
4 We Just Wanna Live
5 Vuoti a Perdere
6 Andate Tutti Affanculo
7 Amico mio
8 Ragazza Eroina
9 Gente Di Merda
10 Canzone Di Natale
Tour
6 nov 2009 22.00 KALINKA CARPI (MO)
7 nov 2009 22.00 OFFICINA 49 CESENA
13 nov 2009 22.00 KAREMASKI AREZZO
20 nov 2009 22.00 VIPER FIRENZE
21 nov 2009 22.00 DUEL BEAT NAPOLI
26 nov 2009 22.00 RENFE FERRARA
27 nov 2009 22.00 SPAZIO 211 TORINO
28 nov 2009 22.00 VIA AUDIO NIGHT c/o MUSIC SOUND COMO
4 dic 2009 22.00 VILLA CORRIDI LIVORNO
18 dic 2009 22.00 SKYLAB TERNI
19 dic 2009 22.00 CIRCOLO DEGLI ARTISTI ROMA
23 dic 2009 22.00 MAGNOLIA MILANO
25 dic 2009 23.00 5° NATALE AL TAGO MAGO c/o TBA MASSA