Zen Circus
Dopo averci mandato tutti quanti a fan culo, ecco tornare gli Zen Circus, carichi di cinica ironia toscana, interposta tra pop rock e cantautorialità folk. Questa nuova release scritta, arrangiata e registrata nel limbo temporale che va a crearsi tra gli impegni on stage, definisce (come loro stessi dicono) uno zoom viscerale, atto a raccontare microstorie di uno strano paese a forma di scarpa. Proprio questo appare essere il trait d’union che unisce quest’ultima opera alla precedente, una forte e semplice necessità di focalizzarsi sugli aspetti deleteri e fuori righe di una società vista da coloro i quali si sentono o si ritrovano in quella classe sociale non riconosciuta, chiamata dei “nati per subire”.
Questo settimo figlio legittimo occupa il nostro stereo per 11 tracce, registrate in terra natia al Sam Word di Lari. Note ironiche, impudenti ed impassibili di fronte al reale, raccontato attraverso una buona arte oratoria, già palesata nel recente passato.
Il viaggio nel mondo circense trova inizio nel melanconico sapore triste di Nel paese che sembra una scarpa, il cui ridondante incipit ci porta in pochissimi secondi nel realismo verista e riflessivo della band, fatto di arie orecchiabili e cambi direzionali microscopici, piccoli come le storie che racconta, arrivando gradatamente ad una distorsione rock che ci accompagna in autocitazioni sottili e giocose quanto lo Skiantoso chorus di L’amorale , che anticipa il buon groove della titletrack. La traccia portante sembra voler mescolare un piacevole ed efficace overlay in pop rock, con forme alternative di easy listening, per uno tra i più convincenti brani del’album, al pari de Atto secondo, semi acustica release dai pochi accordi.
Il disco si dipana poi tra citazioni filmiche e comportamentali di un’Italia grottesca e mal ridotta (L’inferno non esiste, ma se esistesse sarebbe Rimini d’estate ), corpo di un songwriting che per certi versi potrebbe apparire una sorta di concept album racchiuso tra burlesche filastrocche rock (I Qualunquisti) e racconti pop (Franco).
Un disco dunque piacevole, legato da un sentito cordone ombelicale al precedente lavoro, capace di divertire facendo pensare al nostro panorama sociale, senza però portar con sé né saccenza, né tanto meno pretenziosità.
TRACKLIST:
“Nel paese che sembra una scarpa”
“L’amorale”
“Nati per subire”
“Atto secondo”
“I qualunquisti”
“La democrazia semplicemente non funziona”
“Il mattino ha l’oro in bocca”
“Franco”
“Milanesi al mare”
“Franco ”
“Ragazzo eroe ”
“Cattivo Pagatore”