Wallace Record

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Hell demonio
“Discography”

Dopo aver inserito nel lettore hi-fi il disco degli Hell Demonio, sono bastati pochi minuti per guardarmi indietro e rivedere tra i molti anni di collaborazione con la Wallace Records, e rendermi conto che probabilmente “Discography” è ad oggi una delle migliori produzioni promosse dalla label milanese. Il disco del promettente ensamble, segue una produzione targata 2005, intitolata “Greatest hits”, che al tempo fu nel suo formato EP una scheggia di interessanti trovate.
Da allora sono trascorsi molti concerti, che hanno restituito una band maturata, ma a mio avviso ancora non sbocciata totalmente.

Il disco riesce a racchiudere in un piccolo prezioso scrigno polveri post-punk, alternative, stoner e radici nobili, tra strutture e partiture ben arrangiate. Rispetto all’esordio la miglioria della qualità è evidente, e fortunatamente riesce a non perde la genuina e grezza verve compositiva, che fa di “Discography” un disco più che appetibile. Il running time è di 26 minuti per 10 tracks, nella quale è difficile individuare punti deboli. Tutto sembra calibrato alla perfezione a partire dai titoli delle composizioni, che portano un ulteriore pizzico di genialità letterale al disco. “Arms Stolen to Farms” e “Message in a Butthole” rappresentano un vorticoso incipit, in cui il post punk d’impatto si mescola ad un sound heavy travolgente, dettato da una sezione ritmica ipnotizzante, in cui emerge un basso, che a tratti vira verso il dark sound. Ma in meglio di sé la band riesce a comunicarlo su canzoni come “Mr Jesus You are such a Wonderful Dancer”, in cui tra le pennate irresistibili, emerge la passionale voce del frontman, che sembra ricordare quella indie di Cedric Bixler Zavala dei At The drive in.

Un disco da consigliare, per la sua energia e per la sua noncuranza di ciò che deve essere fatto, capace di contrapporsi ad una attenzione realizzativa, verso la musica sviluppata con il cuore e non con la testa.

Gianni Mimmo / Xabier Iriondo
“Your very eyes”

Parlare di “Your very eyes” e tanto difficoltoso quanto il riuscire a percepirne la reale natura durante il primo ascolto. Il disco, che vede l’incontro artistico tra l’eclettico Iriondo e il jazzista Gianni Mimmo, sembra rappresentare un difficile romanzo dal finale aperto. L’ascolto delle tracce incise riesce a raccogliere classicismi del passato remoto, mescolate ad inusuali e estrose trovate musicali che lambiscono il free jazz, il noise e addirittura la sacralità musicale. Tanto è vero che l’inedito duo ha deciso di effettuare le registrazioni presso antica chiesa di Santa Lucia alle Malve a Matera, in cui le vibrazioni timbriche sembrano assumere vesti inaspettatamente deliziose.

In “Your very eyes” ogni suono diviene strumento, come dimostra la titletrack, specchio di un dialogo continuo tra le inventive del sax soprano e il suono orientaleggiante del taisho koto e mahal metak, due strumenti a corda dall´aspetto esotico, che porta ad oriente la partitura di “Psalm of days”, come in una sorta di sorprendente fantasmagoria. In brani come “Side voice” e “Several calls and a perfect pair of opinions” si palesano inoltre le importanze dei silenzi, funzionali alla costruzione musicale dei brani che si susseguono senza soluzione di continuità, fino alla chiusura di “Completion”. Il filosofeggiare tra Mimmo e Iriondo sembra comunque non voler terminale, lasciando aperta una finestra dalla quale ascoltare le rimembranze di un disco, che pur non conquistando a pieno, riesce per la sua genesi e per il suo sviluppo a regalare qualcosa di unico.