Volumi Criminali Frammenti d’istanti, recensione
Finest quality release since 1994
Si legge così nella home page della Vacation House, da sempre viva label underground in cui arte, sudore e passione muovono i fili di una subcultura musicale vicina al metal core, al punk e all’ alt hardcore. Dal rooster dell’etichetta biellese alla voce VHR/Scr 6.07 arrivano i Volume Criminale, band genovese attiva da anni nel sottosuolo pigro della città. La band, dedita ad un grezzo e lordo hc dalle tinte nu metal, torna alle stampe con un corposo extended played di sei tracce indurite dalla nuova line up, e costruite attraverso un songwriting diretto, crudo e credibile, penalizzato da una strutturazione grafica non molto a fuoco, sia nell’impostazione del booklet, sia nella scelta stilistica di una cover art che fortunatamente non rispecchia le emozioni e la qualità espressiva dell’ asprezza narrativa.
Il disco (rispetto a molte opere sui generis) si presenta adeguatamente arrangiato e godibile, anche grazie a linee di cantato espressive, intercalate tra una sezione ritmica genuina ed idee legate al miglior rap core d’oltreoceano, proprio come dimostra l’iniziatica Prima fermata destino . Il riff distorto ci accompagna vicino alle espressività crude del al nu-metal, attraverso la visione di in un mondo spigoloso che emerge dai rimandi Sx 10 e Primer 55. La traccia viene definita e caratterizzata da cambi direttivi e rallentamenti, in cui la batteria grezza e granulare appare elemento fondamentale, anche nei momenti più clean.
Il trainante percorso si va a rinforzare grazie all’ottimo riffing di Forma e sostanza, in cui le venature heavy mostrano orizzonti composti e mai banali, giungendo a sorprendere per il contenitore di emozioni e sguardi diversificati, costruiti attorno ad un unico dna. Attraverso deja ecu iniziali e rimandi privi di confini la lirica ferrettiana, in quest’opera di coverizzazione, viene scarnificata dell’ originale aurea post dark punk. Non mancano poi sentori Punkreas nelle note osservative che ci conducono a Diverso, in cui le spaziature diluite arrivano ad appoggiarsi sulla bass line, per poi aumentare la presa e cambiare pelle. Lo sdoppiamento vocale e l’anima heavy giunge, inoltre, a destabilizzanti passaggi, arrivando a mutare aspetto soprattutto sul concetto di “dissimile”, creando i presupposti per un vero e proprio anthem.
Se poi Distante manca di originalità, è con Abradere che torniamo alla giusta via, grazie alle dita sulla sei corde ed al bacchettio pronto ad offrire una docile sensazione jazzata, almeno fino ai bordi dell’implosione di un groove battente e corposo, in cui l’impatto violento trova naturale connotazione nello spirito urlante di Pogo
A chiudere l’interessante EP è infine Uomo di porcellana , il cui fade in annuncia un piacevole climax sonoro, pronto a portarci verso uno scarno drum set, ideale nel ridefinirsi, giungendo a lambire un apporto cripto thrash. Di certo annoverabile tra i brani migliori, la traccia appare una riuscita sincrasi tra linea vocale e l’andamento sonoro sincopato, vivo tra le schegge di sonorità pesanti, che proseguono verso una regolazione anticlimatica inattesa ed inquieta, ma pronta a porsi verso sensazioni eighties.
Un disco (dunque) che vince la sua sfida, mostrandosi una sorta di crocevia tra le nuove onde e il classico hc.
Tracklist:
1 Prima Fermata Destino
2 Forma E Sostanza
3 Diverso
4 Distante
5 Abradere
6 Uomo Di Porcellana.