Voci Nuove: Ciauda+droning Maud+Ceanne Mckee
Voci Nuove
Dopo aver sopportato le classiche ed invadenti hit dell’estate, come ogni settembre, molte persone (tra cui il sottoscritto), ricercano pionieristicamente nuove avventure musicali, trovando, provando, curiosando.
Per andare incontro a questa settembrina necessità ecco tre (prime) piccole recensioni di chi la musica la vive underground, attraverso circuiti differenti da quelli mainstream.
CIAUDA
La prima proposta di questa settimana porta il nome di “Unnè”, curioso Ep dei Ciauda, una band catanese di buona prospettiva. L’holding artistico esce con un extended played per la TPR music di Riccardo Sampietri, promuovendo una pathcaka di ampie vedute.
Le quattro track, nascoste dietro alla cover art (a dire il vero un po’troppo kitsch), conquistano soprattutto per l’uso del dialetto catanese, armonico ed in perfetta complementarietà con sentori mediorientali e con le venature balcaniche che emergono dagli strali musicali. Purtroppo l’idioma della Trinacria funge solo per alcuni brani, in una sorta di contraltare, come nella convincente “Uvapesta”, in cui una fisarmonica detta perfettamente i tempi di un dolce arpeggio, introducendo con eleganza l’elemento baritonale del basso di Tomaselli. Alla sezione ritmica si unisce la voce autoriale di Di Giorgio ed un coinvolgente ritmo in levare che riesce a mescolare timbri medioevali con il classic ska. Le sonorità non mutano di molto in “Perché piove”, in cui le corde accarezzate in maniera sincopata e il buon sovrapporsi delle due voci, donano un giusto equilibrio alla composizione.
“Unnè”, è senza perplessità, un Ep di buona fattura, che incuriosisce e conquista, anche se a tratti non sembra decollare come ci si può aspettare dopo l’ascolto delle prime due generose tracce.
Tracklist:
1. Unnè
2. TRnquillo
3. Uvapesta
4. Perché piove
CEANNE MCKEE
Un’onirica scala in legno, tra la sabbia della spiaggia e il cielo annuvolato, campeggia nella bellissima copertina di “Wonderland”, autoproduzione lo-fi di Chiara Ragnini, in arte Ceanne Mckee. Genovese di ottimo stampo, Chiara è stata capace di gestire tout cour il suo primo full-lenght. Sul retro della cover infatti si legge “Ogni brano è stato ideato, composto, arrangiato, suonato e registrato da Chiara Ragnini presso l’home recording studio, rigorosamente lo-fi e rigorosamente da sola”.
Il disco è senza dubbio in lo-fi style, ma forse troppo, perché la qualità compositiva e la voce di Ceanne hanno senza dubbio necessità di un contenitore di più ampio respiro. Il missaggio e la gestione sommaria dei volumi non rende merito al talento ancora non del tutto espresso della cantautrice.
“Wonderland” inizia con un piglio scrosciante di “All my pleasure”, in cui l’aria bossa nova convince tanto quanto la seguente “Quello che ho”, in cui Ceanne riporta alla mente la prima Irene Grandi, senza però riuscire totalmente nell’intraprendere quel giusto sentiero percorso con “La nostra canzone”, che sembra attingere a “Natura in replay “ di Moltheni. Il punto più alte del piacevole disco si ha con il trittico anglofobo “All I Have- On my own- Good morning everybody”, in cui la voce dell’autrice incanta tra buoni sviluppi e semplici accordi, tra tonalità alla Alanis Morrissette e il gusto Seventies cantautoriale.
Un disco che trasuda la tanta voglia di emergere ed un’incredibile amore per le sette note, anche se a tratti sembra affiorare la scarsa autostima e la limitata convinzione nei propri mezzi. Un disco che ha comunque il dovere di essere ascoltato e gustato, soprattutto il presa live, dove Ceanne da il meglio di sé e dove qualcuno dovrebbe scoprire questa fanciulla, obiettivamente sprecata nell’underground.
Tracklist:
1. All my pleasure
2. Quello che ho
3. La nostra canzone
4. All I Have
5. Estate
6. On my own
7. Good morning everybody
8. Against the sun
9. Every Lie
10. She
DRONING MAUD
Del primo trittico di nuove proposte, i Droning Maud appaiono senza dubbio la band più interessante. Sin dal primo ascolto ci si rende conto di come “The world of makes believe” non abbia le semplici fattezze del debut album. L’organizzazione del progetto anela a traguardi consistenti e riesce a farlo senza difficoltà, forte di sviluppi musicali ben consolidati e già maturi.
L’ensamble di Valle del Salto ha avuto la possibilità di dare alle stampe il primo (Semi)full-lenght, grazie al trionfo del Sulmona rock festival… e chi, se non la U.D.U records avrebbe potuto dare giusto risalto ad un lavoro florido e vivace come quello di Tavani e soci.
Il disco risente dell’ondata New wave anni 80, senza però dimenticare rigature che spaziano verso uno stiloso e riflessivo darkeggiare, come nell’introduttiva “Call to arms”, in cui si mescolano ingredienti alternative presenti anche in “Usual old box”. Quest’ultima track riporta alla mente i Placebo di “Black market music”, attraverso un sound che a tratti sviluppa il concetto semplificato di post rock. Lo stesso rock che detta le linee in “Bijou”, in cui un ottimo bridge in backvoice definisce cambi di direzione tra semplici riff che conquistano immediatamente.
Un disco che vede il suo vertice in “No sooner said than done”, una traccia dalle sonorità aperte e ridondanti, che evidenziano il buon lavoro di una band, che sarebbe interessante sentire in brani in cui si esalta il suono del basso, forse troppo soffocato dal pur bravo batterista.
“The world of makes believe” è senza dubbio un buon disco, impreziosito da ottimo lavoro di cover art della Aenimart, che rende merito a sette tracks di livello.
Tracklist:
1. Call to arms
2. Bijou
3. Usual old box
4. No sooner said than done
5. In the beginning was the end
6. This list is subject to change
7. When you keep them all together