Vietcong Pornosurfers “We spread diseases”, recensione
Suonano un pericoloso punk rock dal 2007
Così si legge nell’ official web site dei Vietcong Pornsurfers, band underground di Falun, capoluogo della contea della Dalarna. Sin dal primo ascolto ll loro sweden punk rock ci appare sporco e diretto, in linea con le strutture base che ne hanno definito i primi passi. Già con Restless, Young, Hungry and Free, debut rilasciato dalla Street Symphonies, avevamo infatti percepito il dna del quartetto nordico, dedito ad una funzionale mistura tra sonorità Motorhead e Rancid, impreziosite da strutture citazionistiche rese ben più ampie attraverso le risonanze di questa ottima seconda fatica. We spread with deaseases si offre a noi attraverso 12 tracce che di certo non sono suonate da fighette (cit.), ma si dicono pronte a concedersi ai cuori sporcati di punk’n’roll, preparati ad accogliere scompostezza, ironia e ritmo serrato.
L’idea cardine della band è certo quella di divertire divertendosi, nel tentativo riuscito di diffondere le spore malate di un punk rock spensierato, che suona molto d’oltreoceano. L’irruenza espositiva del combo riesce ad andare ben oltre all’estetica accomodata tra il velato glam e il nu punk (tanto lontano dal 77, quanto dal poppeggiante cripto punk disgustosamente televisivo). Il viaggio sonoro offre in un contenuto minutaggio tracce trascinate all’interno di un imbuto vorticoso, da cui sgorgano cliché immaginifici di un modo surfer . La loro realtà, trasportata attraverso il tour bus azzurro, richiama atteggiamenti Misfist ed Hardcore Superstar, proprio come accade in Dead Track il cui ottimo incipit, costruito sulla sezione ritmica, ci invita all’inevitabile e fisiologico pogo irruento, specchio della musicalità espressa nella quotature eloquenti del Lemmy sound, qui espresso attraverso gli approcci sonici di The best song, e nella potente e motleyana Selfdestructive. Molti sono i rimandi al passato, molte le ardite citazioni (Billy Idol) e molte sono altresì le idee che scaturiscono dalla chitarra punk rock di Teddy, pronto a impreziosire il sudore delle pelli che emerge in maniera concreta e preponderante in Add e nell’ottima Just another crime, in cui l’inusuale sdoppiamento vocale definisce un tracciato interposto tra controllata pulizia e sporca rabbia espositiva, al servizio di una sonorità equilibrata.
Insomma…un disco saporito che, pur ispirandosi alla semplicità di suoni grondanti riff tanto semplici quanto concreti, offre i colori di un mondo underground salvifico e distrattivo nei confronti di una realtà tristemente dipinta dalle edit radio.
Track List:
1. Marcel
2. Dead Track
3. The Best Song
4. Selfdestructive
5. Make You Hate
6. First High
7. I Hate Your Band
8. Just Another Crime
9. Don’t Look Back
10. Diseases
11. ADD
12. We Gotta Burn