U2 – No line on the horizon
Gli U2 sono tornati.
In senso letterale, con l’uscita del loro ultimo disco.
In senso figurato, con il ritorno a quanto lasciato in sospeso tanto tempo fa.
Dopo aver intrapreso varie e controverse strade, da quelle più vicine al puro pop (vi ricordate il mega limone di “Popmart tour” che faceva tanto Madonna?) a quelle più elettroniche o sdolcinate, sono tornati al suono ruvido e “rock” dei loro primi album.
Finalmente, aggiungerei.
Hanno ripreso il discorso lasciato in sospeso al tempo di “The joshua Tree” o di “Rattle and hum”, riallacciandosi ai suoni, alle atmosfere e alle chitarre di un intrigante “Achtung Baby” che li ha resi così famosi ed importanti nel secolo scorso. (Bono lo si vedeva ovunque, ricordate?)
Non che le strade percorse nel frattempo non siano state interessanti, utili o formative, tutt’altro; in questo lavoro si sentono accenni interessanti a “How to Dismantle an Atomic Bomb” o a “All That You Can’t Leave Behind” ma secondo me la loro strada l’avevano trovata e percorsa con quei primi dischi.
Hanno fatto bene a provare.
Hanno fatto meglio a tornare alle origini.
Questo disco suona “rock” già dalla prima canzone “No Line On The Horizon” che ti investe con uno splendido “muro del suono” di rara bellezza e forza, con una voce davvero aggressiva e con una ritmica che ricorda la “Vertigo” dello scorso album, ma con più anima e forse un po’ meno calcolo.
Questo disco ha un’anima, e lo si sente forte e chiaro.
Lavoro prodotto da quel “re mida” di Brian Eno (ma in quanti dischi riesce a mettere le mani in un anno?)tenuto fortunatamente a bada dall’esperienza del gruppo; cosa sicuramente positiva visti gli ultimi lavori in cui la “firma” di Eno si sentiva un po’ troppo (solo a me l’ultimo lavoro dei Coldplay “Viva la vida” ricorda tanto, ma proprio tanto, un “Achtung Baby” di 10 anni fa?).
Con gli U2, Brian Eno ha un rapporto speciale, seguendoli praticamente dal loro esordio e firmando con loro dei dischi entrati ormai nel Valhalla della musica; a volte però gli U2 mi sono sembrati semplicemente dei musicisti gestiti da Eno.
Non questa volta.
Qui si sente l’Irlanda verde, aspra, e ora in difficoltà per la Crisi.
Le foto scattate sulle Cliffs of Moher (splendide scogliere altissime e a strapiombo sul mare), la grafica forte, decisa anche se minimale progettata a Dublino,
anche in questo sembra di vedere un ritorno alle radici più vere e forti.
Questa “sincerità” mi è sembrata di vederla in tutto il progetto, tanto da farmi scegliere di acquistare il vinile piuttosto del solito cd.
E’ come se avessi sentito una necessità di un respiro un po’ più grande questa volta.
Era da tempo che non acquistavo le nuove uscite discografiche in vinile piuttosto che in cd; questo perché di solito mi sembrava di vederci solo un’ abile mossa di marketing, più che la volontà del gruppo o del cantante a produrre anche un disco.
Questo vinile invece è stato una piacevole sorpresa.
Ben confezionato, con tanto di busta di plastica protettiva, con all’interno un bel librettone con foto, testi e tutto quanto.
Doppio vinile, bello pesante e che suona davvero bene e incavolato.
Era da tempo che gli U2 non mi emozionavano così.
Bentornati!