Tropico del capricorno, Guè Pequeno
Qualcuno là fuori, abituato alle mie recensioni potrebbe pensare “ma perché recensire il disco di Gué Pequeno?
Venti anni fa difficilmente lo avrai fatto.
Oggi no.
Il motivo è un mix di sostanza: piace ai miei studenti e ai miei figli. Inoltre è arrivato per me il momento di andare oltre per combattere l’atteso, la noia e la comfort zone (dove trovate anche Public enemy, Cipress Hill, e Salmo). L’occasione per andare oltre si è presenta improvvisamente (o quasi) grazie alla nuova uscita di Cosimo Fini.
Gué Pequeno, infatti, arriva tra gli scaffali delle novità con un disco che pur rispettando i cliché del rap radiofonico (featuring, durate brevi, barre spinte da slang, citazionismo ed eccessi) restituisce un ottimo full leght sui generis. L’album raccoglie idee, ospiti e un ottimo flow, proprio come accade con le suo incipit Oh mamma mia, in cui la voce di Rose Villain gioca con armonie definite, a cui si aggiunge un sentito omaggio e Pino Daniele. Il mood iniziale si fa immediatamente più spigoloso con il sound di Vibe, che a tratti mi ha riportato alla mente i Casinò Royale di fine anni 90. Il sound cadenzato e avvolgente, appare cucito attorno allo slang che torna e ritorna come un marchio di fabbrica. Ma l’acceleratore viene morso poi con Da 0 a 100, per poi tornare sui giochi lessicali di Akrapovi?, virando verso il reggae style di Nei tuoi Skinny, il cui ritmo in levare, proposto assieme a Frah Quintale appare già pronto a sfondare come hit estiva.
Tra le tracce più interessanti troviamo, però, Meravigliosa nata da una curiosa collaborazione tra gli Stadio di Gaetano Curreri, che si ritrova a percorrere nuove strade, legandosi ad un mondo inedito. Da qui si riparte verso la Napoli di Geolier (Movie) e il sound “sempliciotto” di Kalispera, che nonostante il featuring di Ghali e Tony Effe, il risultato (mi) è apparso poco riuscito, a differenza di Nei Dm, ingemmato da Ernia e Tormento, da cui fuoriescono senzazioni seventies.
Insomma un disco perfetto per lanciare Guè nel Golghota del rap italiano, divenendo un reale riferimento sia per chi si nutre di Trap, sia per chi arriva dal disincantato mondo delle barre anni ’90.