Toolbox Terror “Unidentified Flesh Object” recensione

Nuova line up, nuove idee e antiche attitudini. Signori e signore ecco a voi il ritorno (atteso più di un lustro) dei Toolbox Terror, talentuosa band nostrana dedita a forme derivative di death metal. Marchiati dalla MASD Records, arrivano a noi con una nuova release ben connotata dall’ottima ed oscura opera di cover art curata da  Chiara Rovesti and Andrea Giordana.

L’attesa esplosione sonora non si fa certo attendere e avviene nell’immediato dell’introduttiva Violent Behavior, traccia in cui l’impronta death si mescola con sensazioni nu-metal, poste tra rallentamenti nereggianti e cambi direttivi, atti a risaltare le doti tecniche del quintetto genuense.

Le strutture espositive della band sembrano ricalcare le tracce sanguinolente del precedente Blind, torture, kill, infatti, ancora una volta, gli archetipi del mondo slasher tornano mostrando sensazioni legate alla filmografia horror di un sottogenere che scorre veloce ed impetuoso quanto la pienezza della titletrack, devastante struttura espressiva da cui germinano i semi malsani di Maniac. Le note ritualistiche e taglienti mostrano sensazioni slamming pronte a donare alla traccia una cornice inappuntabile. Dalle atrocità in pig squeal si viaggia poi verso sensazioni Cannibal Corpse (Not dead yet), distorte dalle linee estensive di Hanged Drawn and Quartered, tracciato claustrofobico e reiterato,  che anticipa l’inatteso interludio sonoro di Letheon.

 

 

Il viaggio prosegue poi con le distorsioni avviluppanti di Doppelganger e Bloodbath,  che sembra citare lo sguardo visionario di Hill e Rothman, ma l’attenzione viene rapita celermente da U.F.O. definita al meglio dalla vocalità Matteo Bordino, qui  vicino alle timbriche espressive di Piotr Wiwczarek. Ma, nonostante il buon livello emozionale, è con All i see are corpses che la band trova il climax narrativo, grazie ad un bilanciamento armonico ben distribuito.

A chiudere l’ottimo disco è, infine, la trama evocativa di Heritage of Horror, definita da un pattern ben disegnato dalle sezione ritmica e impreziosita da Fabio Palombi, protagonista di un “rituale di rinascita” espressiva, in cui si innestano sguardi sonori divergenti, pronti a ridefinire le attese iniziali.

 

Tracklist:

01. Violent Behavior
02. Toolbox Terror
03. Maniac
04. Not Dead Yet
05. Hanged, Drawn And Quartered
06. Letheon
07. Doppelganger
08. Bloodbath
09. Chop Until You Drop
10. U.F.O.