Toni la Muerte

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Sin dagli albori della mia professione di rewiever ho sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti dei cosiddetti one man band. Tale propensione ha trovato soddisfazione poche volte in questi lunghi anni, come è accaduto ad esempio quando mi è capitato di incrociare la strada con Mr.Jimmy, favoloso artista disperso nell’underground croato, e con il talentuoso Denize che, ormai perso tra le ombre parigine, non ha più dato (ahimè) continuità alle sue idee, complice il mercato saturo e talvolta refrattario.

Dopo molto tempo (finalmente) ritrovo un altro abile selfmademan e di questo debbo ringraziare la Black Nutria indipendent label, che ha accolto a sé un greggio diamante alternative, per il quale Music on tnt si è immediatamente proposta, riconoscendo nel suo folle disco qualcosa di realmente meritevole, capace di estendere lo sguardo oltre il consueto.

Il nome che rappresenta il fulcro esplicativo del nostro parlare, oggi porta la denominazione di Tonylamuerte che, armato di voce cartavetrata, chitarra resofonica, grancassa e rullante a pedale, scende dalla Vicenza nascosta per portare con sè le polveri d’oltreoceano, tra linee scomposte di blues minimale, rock genuino dalle spezie noise, alt and country, in un splendido e dinoccolato incontro surreale tra il Bugo prima maniera e l’animo hardcore.

Le tracce, marcate da una forte sensazioni lo-fi, si alternano a interludi musicati atti a bilanciare e normalizzare l’insania ispirata dell’artista. Ad aprire il piacevole cartonato è la breve Intro, in cui la posata chitarra dobro ci ammalia con le sue corde alternative, in un gentile cammino, spezzato dopo pochi secondi dallo Scontroso Franco. Qui l’aumento di ritmo e di volume vanno di pari passo nell’attesa di una voce crespata, che irrompe urlante con la sua originale aurea. Il curioso (e non casuale) spostamento di accenti aumenta poi l’impostazione punk delle liriche, la cui fonte trova continuità in Vecchio Bastado, hit cadenzata da curiosi stop & go, che ricamano il calpestio della sei corde.

Il viaggio sporco di Toni si caratterizza poi nella deformazione delle sue idee, tra non canzoni ed intuizioni geniali (Diavolò), in cui la sensazione di attesa (Verso la catastrofe) ci porta verso uno dei motivi chiarificatori di un disco squilibrato: Colombo. La traccia, ripresa in modo non molto convincente sul finire d’opera, sfoggia energie proto hc, appoggiandosi su di una struttura musicale convincente ed ipnotica, da cui emergono sensazioni looser.

A completare le 15 tracce ci pensa infine l’autocitazionistica Il Dobrobatterista, il cui impatto folgorante ci definisce un disco autentico, che dovrà alimentare un continuo e faticoso approccio con il proprio pubblico, per poter seminare in ogni difficile stagione dell’underground.

Tracklist:
01 intro
02 scontroso franco
03 vecchio bastardo
04 clap, bastardo, clap
05 elettrico
06 tramontana
07 il diavolo
08 john
09 don john
10 verso la catastrofe
11 colombo
12 il dobrobatterista
13 un giro al porto
14 ho finito il sudoku
15 colombo (reprise)