Tito Faraci, “Death Metal “, recensione
Amo il death metal e amo l’Oltrepò Pavese. Una musica e un luogo che vi consiglio di frequentare, come ho fatto io. Senza Paura
Tito Faraci, per chi come me ha da sempre amato il mondo dei fumetti, rappresenta una delle tante brillanti menti creative di Dylan Dog. Altri lo ricorderanno per Brad Barron , Nei sotterranei di Clerville alle prese con Diabolik, oppure tra i Vuoti di memoria di Paperinik.
Da qualche anno però l’autore di Galaràa ha dato sfoggio di un interessante capacità narrativa, anche attraverso diversificate forme di esposizione, arrivando così nel 2011 al suo primo romanzo. Proprio dalle pagine di Oltre la soglia> l’autore, spinto da suo fertile retroterra immaginifico, aveva definito i contorni di un mondo sporco, in cui una sorta di epidemia ridefinisce gli equilibri di ragazzi perduti.
Proprio dalle tematiche legate per certi versi alla fuga salvifica, alla follia e al cripto surrealismo, Faraci riparte, sempre sotto le ali protettive della Piemme edizioni, con un nuovo romanzo da leggere d’un fiato. Trecento pagine immerse in deliziosi rimandi filmici che da The crazies (La città venne distrutta all’alba) arrivano a strutture descrittive tipiche del duo Kim Henkel e Tobe Hooper.
Il libro, definito attorno ad un “montaggio” alternato, racchiude in sé un flusso narrativo molto vicino ad un target giovanilistico, attraverso succinti capitoli, atti a definire una lettura interpretativa ed anticipatoria della storia. L’autore, che spesso si ritrova a colloquiare direttamente con il lettore, mostra la riuscita capacità di ammaliare e travolgere, attraverso ironia, colpi di scena e passaggi agogici, in cui i mutamenti di tempo, dettati dalla sezione ritmica (rappresentata dai celati demoni che i personaggi portano con sé), permetteno di definire e ridefinire più volte lo scheletro portante del libro, come in una lunga suite composta da preludio, strofa, chorus, interludio e chiusura.
DeathMetal non è dunque un nuovo libro saggistico sul genere, ma un romanzo vero e proprio, che parte dal mondo degli Slayer, dei Carcass, dei Cannibal e dei Soulfly, motori sinergici per la vita del protagonista che, grazie all’amore per quel tipo di sonorità, riuscirà a superare ancestrali e reconditi incubi del passato, attraverso vivide difficoltà e forze reattive inattese.
Una storia incentrata su di un malessere interiore, trasportato da un pulmino Westfalia pronto ad attraversale la dorsale est della penisola, per arrivare all’Oltrepò death festival, dove i nostri protagonisti dovranno suonare al fianco dei Tiamat…ma la nebbia cupa e nereggiante riporterà alla concezione del non luogo già intravista nell’opera di debutto di un autore poliedrico e capace nel percorrere i giusti sentieri.