Tinariwen – Aman Iman
La musica degli uomini blu, i Touareg del Sahara, o Tamashek, come loro preferiscono essere chiamati, è venuta in qualche modo alla ribalta con l’istituzione del Festival du Desert, che si tiene oramai da quattro anni a Essakane, nel nord del Mali.
Da allora un pubblico più vasto di quello specializzato ha scoperto le sonorità di gruppi come i Tartit, gli Etran Finatawa e, più famosi di tutti, i Tinariwen. La loro musica è anche indissolubilmente associata alla rivolta dei Tamashek contro i governi del Mali e del Niger per veder riconosciuti i propri diritti e ridotte le discriminazioni, e che sfociò durante gli anni ’90 in una feroce repressione militare contro le tribù del deserto. Le difficontà dei Tuareg a mantener vive tradizioni molto diverse da quelle delle etnie locali maggioritarie sono in qualche modo affini a quelle dei nomadi del resto del mondo, come i Rom o i Sami del nord Europa.
La musica Tamashek nasce intorno ai fuochi nelle fredde notti tra le dune di sabbia, ed è rappresentata da lunghe nenie in cui i cantanti solisti si alternano al contrappunto dei cori delle donne e degli uomini, accompagnati dal battito delle mani, dai liuti, dalle percussioni e dalla chitarra, strumento adottato oramai in tutto il continente africano.
Rispetto al sound principalmente acustico degli altri gruppi, i Tinariwen inseriscono nel loro groove il basso e soprattutto la chitarra elettrica, aumentando la forza e l’incisività del sound e rendendolo più fruibile agli ascoltatori euro-americani che vi ritrovano sonorità affini al rock e al blues. E’ infatti proprio l’uso della chitarra elettrica a rendere il suono dei Tinariwen così acido e accattivante, esaltando l’energia ritmica dei riffs asimettrici tipici dei liuti subsahariani ed esplorando negli assoli territori lasciati vergini dai grandi chitarristi del blues americano.
Ibrahim Ag Alhabib, chitarra e voce solista dei Tinariwen, ha un cespuglio di ricci sulla testa e la pelle scura spaccata dal vento e dal sole, un formidabile ritratto scolpito dalla vita nel deserto. Suoi e di Abdallah Ag Alhousseyni sono la maggior parte dei brani e dei relativi testi di Aman Iman, che in lingua Tamashek vuol dire “l’acqua è vita”, il terzo disco dei Tinariwen che non si discosta dai loro due lavori precedenti.
Una manciata di nuove canzoni dal forte impianto tradizionale che incedono in mid-tempo con i loro ritmi terzinati e ricchi di accenti in levare, gli accompagnamenti e i soli di chitarra elettrica, le voci guturali e graffianti e i testi – tradotti nel libretto anche in inglese – che parlano di vita normale, per loro, romantica e fiabesca per noi che viviamo in un altro mondo.
Chi ascolta i Tinariwen la prima volta rimane colpito dalla loro musica, che rappresenta per tutti una scoperta. Sembra come se rimanessimo increduli nell’accorgerci che tra le dune arancioni del Sahara possa essersi sviluppata una cultura e una sensibilità così ricca e profonda, come se fossimo convinti che la sabbia sia solo sabbia, il vento semplicemente vento e il sole solamente sole, e anche che non sia possibile che un uomo che possiede un telefono satellitare possa indossare un turbante e accompagnarsi a un dromedario.
Brani:
1. Cler Achel
2. Mano Dayak
3. Matadjem Yinmixan
4. Ahimana
5. Soixante Trois
6. Toumast
7. Imidiwan Inakalin
8. awa Didjen
9. Ikyadarh Dim
10. Tamatant Tilay
11. Assouf
12. Izhararh Tenere