The way of purity “Equate”, recensione
Sole, Fuoco, Vento, Acqua, Terra, Demoni, Natura, Fasi Lunari, Anime dei Primi Umani e Malattie si uniranno per ridare equilibrio al mondo con un unico intento: animali e natura governeranno nuovamente il pianeta con la loro integrità. L’umanità sarà brutalmente sterminata. Le falsità antropocentriche avranno fine e gli umani vedranno la terrificante immagine dell’orrore che hanno inflitto agli animali per anni.
Questo è ciò che potrete trovare nel booklet del nuovo lavoro targato The way of purity, la cui via per la moralità sembra prendere le mosse da un’inusuale (almeno per il mondo metal) filosofia anti-specista. Infatti i testi del quartetto sono intrisi di utopie che divengono tali proprio in corrispondenza di un uomo che ancora non comprende un necessario status etico, probabilmente inarrivabile. L’impossibilità di definire paritari gli esseri viventi rappresenta un ostacolo insormontabile che, nella storia del nostro mondo, ha definito in maniera evolutiva la superiorità razziale dell’uomo, arrivando a estremizzazioni NS e antropologiche concettualità elitarie. Un hitchcockiana visione di rivincita della natura sull’uomo, pronta a scontrarsi violentemente contro le teorie di Cartesio, al quale è “dedicato” un brano del full lenght.
Attraverso il duro maglio del metal, qui inteso come crossover, l’ascoltatore è colpito dalle svariate influenze correntiste che, partendo da un edulcorato deathcore, si offre ai lirismi goth, al blast beat di stampo black e ad un tecnico nu-death. Dieci tracce spurie innestate in un candido packaging in digipack che, con il suo cromatismo solare, sembra voler distinguersi dai cliché del genere, spostando l’attenzione cromatica su sviluppi differenti.
Il forte impatto musicale della band si apre con l’introduttiva Artwork of Nature, in cui sembra nascondersi un impronta marcatamente Black Metal, pronto a trascendere verso una sonorità vicina ai nuovi stilemi anni 2000. Gli interessanti interludi chitarristici, nel loro incedere, sembrano dover qualcosa al mondo death-thrash, da cui si erge un growling semplice e diretto, pronto ad alternarsi a voci filtrate e chitarre tiratissime. Tra le oscurità interpretative si possono annoverare sia la splendida Lijti Kjersti , sia la grandine iniziatica di Death Abound Everywhere , da cui il sacrificio della quattro corde sembra voler inseguire un approccio Ambn.
Tra le migliori tracce del nuovo disco appare, senza troppi dubbi, Eternal Damnation To René Descartes , in cui la caratura nu mescola molteplici influenze, atte a definire rabbia ragionata ed inquieta. Sensazioni di un’angoscia dolorante, che si fa recitativa in Keep Dreaming , traccia impregnata del suo valevole drum set, tra sferzate chitarristiche e impronte alle pelli uscite dalla seconda parte degli anni ’80. A queste magiche sensazioni agè si aggiungono giochi proto elettronici ed edulcorazione goth con Eleven, in cui la voce di Giulia Stefani dei Ravenscry impreziosisce un disco diretto e gretto, capace di alternare forme pulite a dissertazioni crude.
La voce della guest star si ritrova tra le note di The Last Darkest Night , pronta a concedere (forse troppo) all’easy listening, attraverso note dall’arrangiamento perfettibile. A completare il viaggio nel simbolismo dei The Way of Purity è la stranita e alternative cover A Time To Be So Small e The Mighty Fall , in cui Stielas Storhett trascina con sé una nera natura al servizio di un disco che oltre a trainare riesce a far riflettere.
Tracklist
01. Artwork Of Nature
02. Death Abound Everywhere
03. Eleven (Featuring Giulia Stefani of Ravenscry)
04. Eternal Damnation To René Descartes
05. Keep Dreaming
06. For All Who Thrive Unheard
07. The Mighty Fall (featuring Stielas Storhett)
08. The Last Darkest Night (Featuring Giulia Stefani of Ravenscry)
09. A Time To Be So Small (Interpol cover)
10. Lijti Kjersti