The Sea “Get it Back”, recensione
Per un attimo ho sperato fossero italiani, per poter andare contro alla convinzione altalenante che impone al rock italiano una buona dose di banalità ed il poco coraggio, assestato su binari incapaci di curvare verso sviluppi arricchiti e non omologati al deja vu. Spesso, la questione italiana è stata presa in considerazione anche da Music on tnt, sempre attenta a band emergenti ed underground. (Fortunatemente) qualcosa di buono in questi anni è emerso, nonostante il Pop di facile impatto finisca sempre per fagocitare idee e prospettive, forse vittima del sistema sociale che colpisce similmente cinema, tv, libri e quant’altro.
Pertanto lo scoprire che l’anima dei The Sea trova i natali nel Regno Unito, mi ha sensibilmente scorato, semplicemente perché il loro debutto offre all’ascolto un disimpegnato full lenght godibile in pieno: armonizzazioni ottimali, produzione vicina ai limiti della perfezione, arrangiamenti grezzi e assolutamente efficaci. Un disco convincente, figlio di influssi nobili che vanno dai Beatles sino ai Muse, passando per la psichedelia anni 70, sino ad approdare ad un assestamento dalle “Strisce bianche”. Proprio come John Anthony Gillis e la sua ex moglie i due Fratelli D’Chisholme, propongono partiture dedicate solamente a chitarra e batteria, esperimento felicemente portato avanti anche dalla genialità nostrana dei Lombroso, esempio lampante di quell’anelata italica musicalità.
Il disco esce in Italia grazie alla Black Nutria, label indipendente che ormai da quasi un lustro offre prodotti di ottimo livello, come dimostra essere questo “Get it back”, forse ancora poco maturo, ma proprio per questo altamente godibile.
Il debut inizia nel segno dei White Stripes, infatti appare innegabile come l’introduttiva “Don’t you want me” sia figlia della Detroit musicale, attraversata da grezze partiture capaci di mescolare power pop, rock and roll e post grunge.
Sin dal primo ascolto ci si può ritrovare nella struttura Lo fi narrata dalle note dei The Sea, che si palesano amabilmente attraverso le rotolanti toniche di “Love Love Love”, traccia proto yankee in cui appaiono sentori Motley crue, come similmente accade nella dolce ballata “By myself”, in cui il lento e dolce arpeggio iniziale, poi sviluppato in un bridge volutamente dinoccolato, porta ad un chorus strillato dalla vocalità pura e pulita di Peter.
L’ascolto prosegue lineare con la cavalcata di “Sun Noir” nella cui scalata di tono porta rimembranze da “Run to the hills”, tra sporcizia e sudiciume rock ‘n’roll, che ritorna consistente in felici episodi come “What you gonna say now” e “Can you feel”, che chiude un disco capace di assaggiare onirismi psichedelici (“Endless flight”) e Stoner (“Everybody knows”) senza particolari soluzioni di continuità.
La tracklist
1. Don’t You Want Me
2. Love Love Love
3. Say It Again
4. By Myself
5. Sun Noir
6. What You Gonna Say Now
7. Endless Flight
8. Miss You
9. Everybody Knows
10. I Spend My Days
11. Can You Feel
Tour
13.08 – Kuahgartn – Wasserburg Germany
14.08 – Bambole – Zurich Switzerland
21.10 – SinisterNoise – Rome Italy
02.10 – Controsenso – Prato Italy
20.11 – Sudviertelpop – Ingolstadt Germany