The Record’s – De fauna et flora, recensione.
Questa settimana, tra le nuove ed interessanti proposte arrivate in redazione, emerge il disco dei The Record’s, trio nostrano di Brescia…provincia di Londra. La band, nata attorno al 2002, si stringe attorno alla batteria di Gaetano Polignano, al basso di Pietro Paletti e alla voce poliedrica di Pierluigi Ballarin, che, come nei più classici power trio, offre alla partitura, una sei corde semplice ma ficcante. Il sound proposto dai Record’s si assesta tra realtà Londinese anni 80, inquinata da sentori seventies e afose note da costa ovest.
Il delizioso lavoro trova le sue radici nell’iter musicale pregresso, in cui l’ensemble musicale ha ottenuto favorevoli riscontri attraverso Radio e quotidiani sino ad approdare con “Girl Of My Wet Dream” alla “popolarità”, attraverso lo spot della Gazzetta dello Sport, bibbia rosa degli sportivi. La band, dopo aver attraversato Rumore, il Corriere della Sera, Rockit e molte altre realtà sui generis, approda ora sulle nostre pagine con “De Fauna et Flora”, mescolanza di Brit e indie pop di buon sapore.
L’album si apre con il felice e ben strutturato groove di “On our mind”, piacevole ritmica dai semplici accordi, su cui si incastona la pulita voce del frontman, La linea vocale tipica dell’alternative pop, riesce a mallearsi a sonorità che ad un primo impatto sembrano ricordare (e forse qui andiamo ad utilizzare un iperbole lessicale) i nuovi Marcy Playground.
Se è vero che, sul finire della traccia il coro di voci losangeline sembra far perdere verve al brano, è vero altresì che le backvoices risultano invece funzionali in “Rodolfo”. Infatti il brano si colloca tra modernismo pop e sound fifty, tra il semplicismo telegenico di Happy Days ed il surf spensierato ed ironico anni 90. L’album non delude e non annoia, anche perché i sentieri intrapresi sono multipli e mai ridondanti, tra il rock and roll stop and reprime di “I love family” e le sussurrate pennate di “Turtle will mind your fate”, in cui l’anima sarcastica delle composizioni si mescola al jazz di lucido consumo.
Non mancano inoltre estemporanee vedute sul mondo dei fabulous four, sino a citazioni esplicite a Mr Damon. Basta ascoltare la sezione ritmica di “Panama Hat” e soprattutto il riff sporco di “We all need to be alone”, per ritrovarsi catapultati nel mondo dei Gorillaz. Insomma un disco che sorprende davvero, anche per i gustosi midtempo di brani come “Easy way out” e “Rain down”, che lasciano un happy ending davvero sentito. Un disco vero, intenso e avvolgente, che ha forse come unico neo la scelta stilistica di una cover art che sento di non condividere…troppo kitch per essere vicina alle armonizzazioni che il disco propone.
Pertanto Se alla sera “non volete andare a letto arrabbiati”…ascoltate le sonorità spensierate di questo trio nordico e come in una seduta di musicoterapica capirete che si può rasserenare un cielo cupo, anche con le semplici note di una tromba.
Tracklist
01. On Our Minds
02. Rodolfo 03. I Love My Family
04. Panama Hat
05. Turtles Will Mind Your Fate
06. We All Need To Be Alone
07. Don’t Go To Bed Angry
08. Mr Hide
09. Easy Way Out
10. Call Of The Ice
11. New Gear, New Feel
12. Colossus
13. Rain Down