The Mission – Carved in sand, recensione.
“Papà dice / vieni e siedi sulle mie ginocchia / papà dice / sei la sola ragazza per me / perché Amelia / sei la ragazza preferita di papà / …. / papà arriva / nel buio della notte / papà dice / non aver paura andrà tutto bene / …. / papà dice / non dire a mamma quello che ti faccio / papà dice / se lo fai ti picchio finché non diventi nera e blu / perché Amelia / tu fai sentire papà un uomo / Amelia / papà ti ama più di quanto possa la mamma / Papà, dimmi / ma questo è vero amore?”
Con queste parole raccapriccianti si apre l’album Carved In Sand degli inglesi Mission; la voce del cantante Wayne Hussey è atterrita, angosciata dalla scena che sembra guardare senza poter intervenire.
Amelia è un signor brano, tanto per cominciare.
A partire dal testo, di aperta denuncia, per proseguire con la musica, che asseconda in tutto e per tutto il pathos del pezzo. Altri brani degni di nota sono sicuramente Sea of love, con intro di sitar dal gusto decisamente seventies, la sognante Grapes of wrath, con pianoforte riverberatissimo e spezzoni di chitarra al contrario, Paradise (will shine like the moon), velocissimo rock in levare, o le hit Butterfly on a wheel e Deliverance, dai ritornelli di sicura presa (specialmente il secondo, molto adatto ad essere gridato dall’ipotetico pubblico durante un live).
L’album ha una matrice abbastanza omogenea, dominata dalle chitarre (acustiche ed elettriche) che strizzano l’occhio ai Led Zeppelin, sia per l’intenzione che per i suoni. A rendere meno evidente l’accostamento è la voce del leader, meno incline alle impennate del buon Robert Plant ma comunque capace di arrivare ugualmente ad emozionare. Quello che personalmente credo sia da evidenziare è il mix complessivo, bilanciatissimo e al di sopra della media per il genere.
Le chitarre (tante) sono tutte messe nel giusto rilievo, la batteria e il basso formano un tutt’uno; la batteria soprattutto è veramente spettacolare, come in Sea of love, effettata a dovere nel finale con il flanger, o in Butterfly on a wheel, raddoppiata dal delay che ne espande i contorni fino a renderla una pulsazione continua un po’ surreale.
Il disco si chiude, per contrasto con il brano di apertura, con un messaggio di amore e speranza della brevissima Lovely.
“Credo negli angeli / credo nel Paradiso / credo nei colori / credo nella luce del sole / credo nelle risate / credo nel pianto / credo nella magia / credo nei sogni / credo nel bello / credo negli amici / credo nell’amore / credo nella pace / credo nei bambini / credo nella liberazione / credo in me / ma soprattutto / credo in te”.