The legendary kid combo
Potrei sintetizzare l’articolo in un unico slogan Viaggio musical-surreale in un incantato mondo di note dinamiche. Comprate Caravansaray! .
La recensione potrebbe chiudersi qui, ma il mio editor, l’Altoparlande e la band forse non ne sarebbero troppo contenti. Dunque organizzo le idee e le sensazioni cercando di dare un feedback più preciso di ciò che a mio avviso rappresenta questa terza opera, uscita anche in Japan version per la Art-Union Group – U-Pop Records di Tokio.
L’album rappresenta un magnifico esempio di ciò che la televisione e la musica generalista potrebbe non capire, in quanto non sempre pronta ad un sentiero tortuoso di note varie, tra roots polverose e ritmi danzanti. Un compendio equilibrato e divertente, attraverso 10 tracce che una volta terminate, stimolano l’ascoltatore ad un rewind immediato.
I sei cow boy, grazie ad un attenta mistura di strumentazione in/usuale, arrivano a quello che loro definiscono Cock-a-Billy e che in realtà nasconde una serie di intuizioni musicali spinte attorno a folk punk, country, psychobilly, rockabilly, balcan, Blue grass e Rock’n’roll. Dunque appare chiaro che, partendo da questi presupposti, la noia, la stabilità e la razionale regolazione dei pensieri…non sia proprio di casa. Con Caravansaray ci si diverte in maniera genuina e coinvolgente, trascinati tra le polveri di una una westland di pianura, tra saloon e speroni.
A dare il via alle danze è Mustapha, splendida armonia patchwork cucita attorno a sonorità divergenti, unite da un country dalle mescolate sensazioni orientali e alla sentita voglia ztigana, che ci riporta a più riprese al mondo dei Gogol Bordello.
A raccontarci l’impolverato viaggio è la piacevolezza vocale di Don Bat che trova il meglio di sé in Signorina, in cui i giochi ciclotimico-vocali donano uno sguardo allo ska moderno e a trovate alla Eugene Hütz, attraverso una partitura convincente e trainante, che non manca di stupirci attraverso una breve e curiosa citazione a quel Conte cantato da Adriano Celentano.
Tra le migliori release annoveriamo Hangman, con la quale risulta inevitabile salire a cavallo delle sue note, attraversando le polverose praterie del western sound tra funzionali chorus e naccherate percussioni.
Tra il banjo solitario di Sultan’s way e l’ardire folk tradizionalista di Rantaranta, arriviamo a due splendide cover rivisitate in maniera attenta e decisa. La prima è My Medicine, che se volgiamo può essere definita una cover di secondo livello, visto che già Snoopy Dog con il suo counrty rap aveva direttamente citato e reinterpretato una base musicale molto vicino al grande Jhonny Cash; la seconda, ancor più convincente, è Fight for your rights, manifesto esecutivo dei newyorckesi Beastie Boys, leggenda dell’alternative rap, qui fuso ad un country punk delizioso.
A chiudere il disco ci pensano il folkabilly di Mentirosa e la vera punta di diamante Paradise city, in cui l’arte di pistole e rose si riversano in un fiume bluegrass di grande impatto.
Insomma un disco festante, capace di regalare spensieratezza attraverso una serie di note germogliate da una sapiente mescolanza di tradizione e apolidi sviluppi.
Tracklist
1. Mustapha (the Janissary)
2. Hangman
3. Sultan’s way
4. Fight for your right (To Party)
5. Signorina
6. Rantaranta
7. My Medicine
8. Run to me
9. Mentirosa
10. Paradise city