The killers – Day & Age
E’ la continuità la formula base di ogni probabile vittoria. Se una squadra vince, l’allenatore tende o a mantenere lo schema o i giocatori, sperando così di voler portare avanti la serie di successi che si è lasciato alle spalle. Lo stesso vale per tutti i campi e la musica è probabilmente la più gettonata, poiché ogni cantante, ai suoi esordi, spera sempre con l’album successivo di ottenere lo stesso risultato, incappando, però, nella completa mancanza d’innovazione. Un orecchio indiscreto non noterà mai la differenza che intercorre tra i due progetti, ma chi pone attenzione, constaterà semplicemente l’uniformità presente nel gruppo/cantante che susciterà interesse. E’ già successo per gli Evanescence ( in cui “Fallen” e “The Open Door” risultano uguali ), e sta accadendo con i Killers, i quali, però, hanno alle loro spalle molti più lavori.
“Day And Age” ( le cui parole sono state prese in prestito dalle tracce otto e nove ) è il nuovo progetto creato dalla band statunitense e presentato, secondo alcune indiscrezioni, in netto anticipo rispetto alla loro tabella di marcia. Prima di “Sawdust”, la loro raccolta, c’era “Sam’s Town”, un lavoro pregiato e dalle tonalità rock molto soft che portava i Killers verso un futuro migliore e che avrebbe ben presto aperto le porte per un’impennata verso nuovi schemi lontani dagli esordi. Ma così non è avvenuto: i Killers volevano riprendere lo stile lasciato nel precedente lavoro d’inediti per portarlo ad altri livelli, ma il risultato non ha confermato di certo le aspettative, se non rendendole peggiori di quello che sarebbero potute diventare
L’album era stato pubblicizzato molto bene, infatti i Killers erano entusiasti di una nuova produzione per il semplice fatto che, nel corso di questi ultimi anni, hanno avuto più volte l’occasione per ricevere premi come “Miglior Band Dell’Anno”. Non avrebbero potuto sbagliare, ma solo “sfornare”un altro capolavoro, così, nel periodo tra settembre e novembre, nel silenzio assoluto hanno mandato nelle radio il nuovo singolo fino a rendere il tutto manifesto al Mtv Europe Music Awards, dove fecero una performance “al buio” su dei cubi illuminati. Quell’evento anticipò l’uscita del nuovo album, ma le vendite non furono poi così buone, poiché, a quanto pare, molti non hanno apprezzato la somiglianza col precedente lavoro. Le ispirazioni tratte dai membri della band sono sempre gli stessi: Elton John, Lou Reed e David Bowie. Manca, stranamente, lo stile dei loro cari U2, di cui sono sempre stati grandi fans.
Si apre con delle tonalità facilmente riconoscibili per poi passare al singolo di lancio “Human”, uno dei pezzi migliori, che amplia gli orizzonti dell’ascoltatore anche facendolo restare completamente immobile, grazie ad una base quasi inesistente che prende forma solo alla fine. Segue un ritorno ai propri passi ( SpaceMan ) per arrivare ad una fase inaspettata: un’apparente ballata che si trasforma in un pezzo rock molto forte ( A Dustland Fairytale ). Di qui l’album sembra prendere pieghe interessanti, grazie a canzoni come “I Can’t Stay” e “This Is Your Life” e lo può confermare anche l’eccentrica “Neon Tiger”, un viaggio quasi epilettico dove la voce del leader sembra regalare delle mirabolanti improvvisazioni. Qui, confessa il vocalist, si cercava d’imitare lo stile degli MGMT. Ma il tutto si perde incredibilmente sul finale, dove “Goodnight, Travel Well” risulta essere troppo ripetitiva e lunga, per concludere poi con la banale hide-track “A Crippling Blow”. Oltre a quest’ultima, nelle versioni di I-Tunes, a seconda dei paesi in cui il cd viene distribuito, esistono altri due inediti: “Forget About What I Said” e “Human” ( Thin White Duke Remix ).
Sull’aspetto tecnico non c’è molto da dire: la costante presenza di suoni elettronici rendono l’armonia molto soffocata e differente da un probabile accento rock che si cerca di dare dovunque sia possibile. Quando questo non accade, allora si cambia completamente aspetto melodico per ritornare al classico “stile Killers” che tutti siamo abituati a sentire. Quello che maggiormente, poi, sorprende è la voce del leader della band, la quale, non si sa come, rimane uniforme dall’inizio alla fine dell’album senza mai azzardare qualche vocalizzo in più o una tonalità diversa. Per il resto i musicisti raramente suonano qualcosa al di fuori della loro partitura.
Sarebbe stato perfetto se i Killers avessero preso in considerazione l’idea di espandere maggiormente la loro creatività, ma non avendone avuto la possibilità si può sempre sperare in un nuovo disco decisamente migliore di questo.