The Horrible porno Stuntmen, recensione
intro
Dopo circa otto mesi da Volcano degli OJM, torniamo ad occuparci della Go down Label, etichetta di Savignano sul Rubicone, specializzata in rock n’ roll, garage, psychedelic music, stoner, desert rock ‘60 e Hard rock ’70. Questa volta però, grazie alla nuova e preziosa collaborazione, avremo l’opportunità di completare un interessante viaggio nei meandri dell’etichetta, partebdo dall’atteso esordio dei The Horrible Porno Stuntmen.
Recensione
Sentirete parlare di noi, fu la frase che, salvo errori di memoria, i tre Horrible porno stuntmen regalarono nell’istante del commiato televisivo dal palco di X factor 2009. In quel momento pensai che quello strano trio Rockabilly avesse ragione, in quanto vittime sacrificali di quel pubblico tele-votante, che ancora una volta si era dimostrato poco in grado di tralasciare i modelli spesso imbarazzanti e vuoti del banale. Ancora una volta emerse l’incapacità di affrontare il nuovo, che spesso spaventa proprio come spaurisce questo combo riminese, così diverso dai canoni di sviluppo di una tv tristemente generalista.
La loro divergenza sonora ed estetica non ha attecchito in quella realtà da piccolo schermo, forse perché figlia di un lontano mondo rockabilly underground, capace di fornire terreno fertile a deviazioni punk, surf, garage e fifthy style.
In questi anni, forte della convinzione che questa giovane band avesse davvero qualcosa da raccontare attraverso il loro personalissimo stile, ho seguito i loro passi sino ad oggi, in attesa di un vero e proprio full lenght che finalmente, grazie alla Go down Records, abbiamo a disposizione.
Il disco sembra voler offrire sin dal primo ascolto quella grinta e quella verve recitativa tipica dei loro live. Groove, ritmi, armonie e allegria contagiosa che costituiscono lo scheletro portante delle 12 tracce, grazie alle quali l’ascoltatore è immediatamente invitato nella magica stesura di un r’n’r esplosivo e coinvolgente, che si nasconde dietro la fumettistica (ma poco creativa) work art, in cui una prorompente iron-woman chiarisce ancora una volta l’amore che i tre possiedono per B-movie e hot eighteen.
Il disco, aperto da I love breakin’ all my bones, ci introduce a pieno ritmo nei canoni del genere, infarcendo il brano di call and response style, in cui la funzionale doppia voce si appoggia al serpeggiare del contrabbasso, atto ad insaporire il rockabilly speziato di Tryin To Get Lost , la cui meravigliosa base ritmica vive in piacevoli intarsi stop and go.
Nel viaggio di puro rock’n ‘roll proposto dalla band non mancano armonie diversificate che strizzano prima l’occhio a Johnny Cash ( Porno Bop) e poi a divertiti assoli anni 50 ( C’mon), che si uniscono al sapore vintage di Space Invader, esplicito omaggi agli anni 80, e al gusto Caravasaray di It’s Not Fair, di certo tra i brani migliori dell’album.
A completare un album che molto piacerebbe a Lemmy, sono due coverizzazioni di brani storici come London’s burning, i cui intarsi aggiuntivi rendono piacevole un brano che rimane per lo più ancorato all’originale, e le sensazioni sexpistoliane di Psycho Killer, greve e potente traccia che anticipa la chiusura di un convincente garage rock, alquanto rancidiano nella sua parte finale.
Un disco genuino e fedele alla linea, capace di coinvolgere con la sua mescolanza powerbilly, riuscendo a delineare sensazioni Stray cats, senza mai cadere nel banale, ottenendo al contrario un attento divertire, attraverso statuti espressivi al di fuori dell’usuale…insomma se siete attratti dal genere, non vi resta che comprare questo esordio per consumarlo come fareste con R’n’r Kamikaze e Legendary Kid Combo, vera essenza del rock italiano allo stato puro.
Tracklist
1 I love breakin’ all my bones
2 Tryin to get lost
3 Psychokiller
4 C’mon
5 Porno bop
6 Our bass player is a rocker
7 London’s burning
8 Coffee is god
9 Idiot rampage
10 Space invader
11 It’s not fair
12 Pleased to milk you!