The disappearing one “The Several efforts for passionate peolple”, recensione
È un cuore stilizzato il simbolo grafico che ci aiuta a definire le sinestesia di sensazioni raccolte dai The disappering one, che arrivano a circoscrivere in maniera propedeutica un booklet ben preparato nel suo impatto estetico, tanto essenziale quanto piacevole; semplice costrutto estetico da cui emerge un’introduttiva accelerazione all’ascolto. Il libercolo, tra composizioni fotografiche ed impostazioni grafiche ci insinua, infatti, nel mondo della band casertana, dedita ad un rock dai tratti alternativi.
Dopo il debut ( Transitional Phase) e a seguito dei progetti atti a far rimanere vitale la forza intrinseca del quartetto, si arriva oggi al nuovo full lenght Several efforts for passionate people, in cui ritroviamo tredici tracce macchiate d’oltreoceano.
A promuovere il nuovo disco è la Lunatik per la casa discografica Seahorse Records, dinamica indie factory dell’Hyknusa, pronta ad uscire sul mercato con un platter che ha nel songwriting e nella post produzione il suo angolo migliore.
Ascoltando il disco, però, devo confessare di aver avuto problematiche espressive nel definire il lavoro della band, a causa di una sensazione non sempre ben delineata di intensità focale, alquanto lontana dall’intraprendenza. La nuova fatica infatti, pur registrandosi tra i molti dischi di medio livello, sembra soffrire in primis dell’eccessiva lunghezza, finendo così per affievolire la verve iniziatica, per poi fossilizzarsi in eccesso su di un mondo (finto) indie-pop, arrivando senza dubbio a sfornare buoni episodi sonori, ma di certo non intenti a lasciare il segno. Forse con eccessiva severità, mi ritrovo ad affermare che questo disco appare una sorta di incompiuta opera, che va ad appoggiarsi con troppa superficialità ad un binario lineare, orfano di quello spirito innovato che ci si poteva attendere.
Nonostante tutto però, a mio avviso, questo Several efforts for passionate people potrebbe essere il classico disco underground che piacerà più al pubblico che non ai critici, in quanto fortemente connotato verso un easy listening diretto e libero, suonato in maniera più che decorosa tra sensazioni Counting Crows (KMY) e spezie brit, vestite da indie pop in Borders Ride e da ballad in Eyes Closed in the Sun.
Se poi tracce come Vince e Stop, Think and Talk, si mostrano come gli anelli deboli del disco, appare ottima l’idea cardine di Looking for Specials. Il brano rappresenta il perfetto esempio di come l’easy listening possa aprire a sensazioni estranee come il grunge, su cui si appoggia in layer aggiuntivo di una funzionale tromba, elemento avvolgente quanto l’incipit dell’introduttiva Two Ways Efforts.
Il disco si chiude poi tra le linee vocali di The Pale is Past, in cui un beat anni 80 converge verso un lo fi che ancora una volta mette in risalto le doti canore di Fabio, valore aggiunto di un progetto che ha tutti i crismi per poter maturare ulteriormente, superando così le inevitabili lacune di un percorso ancora agli esordi.
Insomma…un disco che parla chiaramente solo a metà, facendo da un lato riscoprire l’amore per i dettagli compositivi, ma che dall’altro finisce per ripiegarsi in sé, perdendo forza e trascinando l’ascoltatore verso una perdita attentiva, che rimane salda solo per la sua prima parte.
1.Two Ways Efforts
2.Eyes Closed in the Sun
3.The Time Has Fallen
4.Borders Ride
5.KMY
6.Vince
7.57 Hurts
8.Looking for Specials
9.Stop, Think and Talk
10.Ask More
11.Not Yet, Not Yet
12.Everything is Choice
13.The Pale is Past