The Cure – 4:13 Dream.
Alla fine degli anni 70, una band inglese si impose, con molta fatica, per il suo gusto post punk, ma col passare del tempo e col successo impostarono un sound che li esonerò da qualsiasi categoria musicale, accompagnato da un look tetro che influenzò la moda giovanile ed il cinema ( Edward Mani Di Forbice – Tim Burton ), nonchè simbolo di una disperazione interna, la quale ha venduto milioni di dischi. Il loro primo brano portava alla mente, in apparenza e in tempi difficili, un razzismo verso l’Oriente ( Killing An Arab ), ma il tutto si trasformò in polvere nel momento in cui le orecchie della massa furono raggiunte dal motivetto di “Boys Don’t Cry”. Sulla cresta dell’onda la band ha continuato a “sfornare” successi indimenticabili, vivi di un fruttuoso sperimentalismo che comunque non li ha portati lontano dal costituire un’icona per intere generazioni.
Arrivati al 2004, i Cure decidono infine di pubblicare un album omonimo per chiudere i giochi.
Quattro anni dopo, Robert Smith ( leader indiscusso della band, nonché unico membro ad essere rimasto fisso ) compone 13 canzoni inedite per dare vita al progetto “4:13 Dream”.
Sebbene l’album non sia ancora uscito ( 27 Ottobre 2008 ), tutte le informazioni sono già ben note, poiché la band non ha mai voluto nascondere di stare per preparare una “linea di confine” che li avrebbe rilanciati verso delle sfumature rock, dalle quali, in passato, avevano preso le dovute distanze. Il cd presenta una strana enfasi sul numero 13, la quale non può certo attribuirsi alla superstizione. Il significato è subito manifesto: il tredici non rappresenta altro che il numero raggiunto dalla band di dischi pubblicati, nonché le tracce e infine la data d’uscita, rimandata, secondo il vocalist, poiché l’Universal Music Group ( la major a cui rispondono i Cure ) rilascia dischi solo di Martedì!
Nonostante queste formalità, il 13 Maggio i Cure hanno rilasciato Quattro singoli ( The Only One, Freakshow, Sleep When I’m Dead & The Perfect Boy ), i quali già nell’estate del 2007 facevano parte della scaletta dei concerti.
I testi non hanno subito modifiche rispetto alle tematiche passate della band ( nostalgia per l’infanzia; atmosfere grottesche e surreali; malinconia; amori disperati; ecc.), infatti lo stesso Robert, secondo alcune indiscrezioni, ha affermato di essere stato colpito, più del solito, dal blocco dello scrittore per l’eccessivo surplus e la riproposta di informazioni già sentite dai fans. Si può tranquillamente dichiarare che il progetto non presenta molte novità e passerebbe quasi nell’anonimato se non fosse per la band che lo produce ( per la prima volta, non è più solo Robert ) e per l’alone di attesa che lo avvolge, creato da continue performance live che lasciano i fans senza parole: un esempio palese di questa teoria è stato fornito dal concerto gratuito “Coca Cola Live@ Mtv 2008” a Piazza San Giovanni in Roma, dove la band inglese, dividendo il concerto in due parti, ha presentato in anteprima tutto l’album.
Nonostante l’uniformità, spiccano, per l’eccellenza nell’esecuzione, alcuni brani tra cui: “Underneath The Stars”; “The Real Snowhite” & “The Scream”. Ecco allegata la scaletta:
1. Underneath the Stars
2. The Only One
3. The Reasons Why
4. Freakshow
5. Sirensong
6. The Real Snow White
7. The Hungry Ghost
8. Switch
9. The Perfect Boy
10. This. Here and Now. With You
11. Sleep When I’m Dead
12. The Scream
13. It’s Over
Unica modifica palese dell’album è la completa assenza delle tastiere e dello xilofono ( nei lavori precedenti più usato del primo ). Questo è potuto accadere grazie al ritorno alla chitarra del cognato del frontman, Porl Thompson, il quale, secondo Robert, può riempire alla meglio il suono rock che il disco necessitava. In effetti, i Cure hanno sperimentato nuovi sound soprattutto grazie ad una serie di cambiamenti che li hanno portati a impostare continuamente una formazione adatta alla band, la quale, ora, non ha più di quattro membri.
Lo stile vocale di Robert rimane sempre lo stesso e minori sono decisamente i suoni elettronici, i quali, in passato, li hanno aiutati a creare atmosfere incredibili. Come aggiunta a questo progetto, i Cure hanno affermato che probabilmente, tra le prossime “chicche” sul mercato, ci sarà l’uscita di un cofanetto di vecchi concerti ( Show e un concerto del “Player Tour” ) che includerà anche lo storico film-concerto “The Cure In Orange”. Probabilmente un lavoro scaramantico per il futuro tour che dovranno affrontare.
“4:13 Dream” non sembra essere un disco che porterà rivoluzione nel mondo della musica, anzi sarebbe già tanto se riuscisse a farsi notare. Ma, ovviamente, le vendite non saranno poche poiché la band inglese ha saputo mutare in “chimera” un progetto che si poteva spiare solo da un buco della serratura, senza diventare mai tangibile. Un’ottima pensata per un lavoro non così prezioso.
Giusto per i collezionisti.