Syncoop “Fatecomesenoncifossi”, recensione
FATE COME SE NON CI FOSSI
FATE COME SE NON CI FOSSI , aprite il sottile digipack oscuro e cullatevi nelle alternanti sonorità dei Syncoop, quadrilatero artistico che ricrea al suo interno sonorità diffuse e divergenti, figlie del terreno su cui sono cresciuti i propri membri. Un rock dalle tinte forti, basato sulla concezione di un nuovo dalla robusta predisposizione sincopata, proprio come suggerisce il monicker, da cui emerge una maturata ricercatezza delle composizioni, maggiorata rispetto al recente passato, nonostante le tormentate vicende di line up, che non hanno impedito l’uscita di questo full length il lingua madre.
Distribuito dalla Wondermark e dalla sempre accorta Lunatik, il self product si offre con le sue liriche accurate, metaforiche e ricercate, che si uniscono alle particolari rifiniture lessicali dai buoni archetipi sonori. Un groove aggressivo che non trascura melodie e armonizzazioni più nobili tra sviluppi intratestuali che, pur oscurate dagli intenti, rilasciano accorate eco, come quelle che trapelano dalla dolce introduzione, suono gentile come atto ad invitare gli astanti in false nebbie sonore. Note pacate vestite da nero ambient al soldo di un loop che indossa l’uso premuroso dei piatti quasi disturbanti, per poi cambiare il passo verso un più agitato andamento. Sono proprio i tre colpi di grancassa ad avvisarci che il tempo sta mutando ed eccoci qua a rendere grazie alla farmacia immersa in pillole di hc, che spesso sembra riemergere più volte all’interno dell’economia narrativa del disco.
Molti episodi della tracklist arrivano a vivere di stilemi diversificati, portando con sé una buona opera ritmica, a tratti davvero convincente. Se poi con Audrey si mescolano ritmi subsonici con un estemporaneo accenno blast che gioca d’anticipo sulla chiusura sampler, l’optimum viene espresso dal quartetto con il rock potenziato di Amigo, interposto tra hardcore ed alternative italiano “incatalogabile”.
Un disco che impone di seguire l’istinto nevralgico e diretto come nelle tracce di Ignoti volti di gesso e soprattutto la gran chiusura di Bornthenreborn magnifica perla hard rock applicato ai nuovi venti rock. Un piccola stella da seguire e da cui partire per il prossimo lavoro.
Come direbbe qualcuno… stay tune.