Svetlanas_Kgb session
Se siete amanti del Punk, nella sua concezione più pura, presumo che almeno una volta abbiate desiderato avere una timemachine, per provare l’emozione di ritrovarvi nella Londra del 1977, per vivere davvero i nervini istanti che hanno fatto di quel periodo, uno dei più importanti dal punto di vista socio cultural-musicale.
Probabilmente questo impossibilitante desiderio è balenato nella testa degli Svetlanas, nostrana band dall’eclettica anima punkeggiante. A comporre il quartetto ritroviamo Andrea Di Stefano ex bassista dei Sottopressione, l’anima noise punk di Federico Pedrazzoli, Chiara Zecchetto della Bonsai Tv e Angela Buccella che arriva direttamente dal mondo del giornalismo. L’ensamble si presenta quindi, sin dalla sua bizzarra composizione chimica, come una valida scommessa vinta nel 2008, data di fondazione del quartetto…anche se leggende urbane dicono che gli Svetlanas fossero già attivi “Negli anni 70…In quel periodo lavoravano per il KGB come spie, informatori, agenti combattenti a cui avevano affidato il compito di rubare i segreti militari delle nazioni più potenti del mondo.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la scomparsa del KGB, gli Svetlanas decisero di dare un taglio netto al passato e si crearono delle nuove identità, cercando di inserirsi nella società con nuovi stili di vita…”
La follia creativa della band, oltre a emergere dalla misteriosa biografia, affiora con naturalezza anche dal loro primo EP, attraverso l’impatto sonoro dell’introduttiva “Russian Tiffany”, tra riff grezzi dalla ritmica punk-rocker e una portante voce tagliente, forse penalizzata dall’uso di backvoice a tratti invasivi.
Il viaggio “Russo” continua con il buon uso del basso in “Panic! Attack!”, il brano migliore dell’EP, in cui la stridente vocalità si mescola a tempistiche grindcore e strutture musicali di buon impatto sonico. Se poi con “Kremlin killer” ci si ritrova nell’uk punk non troppo convincente per la sua ridondanza poco concreta, con “Chernobyl boy” si torna sul giusto binario, con percussioni, riff simplepunk e folgorati passaggi.
Insomma un disco che ricerca la provocatoria voglia retrò e che non sembra voler chiede nulla a se stesso, se non una libera e provocatoria voglia di provarsi, attraverso liriche che portano con se il leit motiv da SSSR…loro terra natia.
Nel tentativo di conoscere meglio la band tentiamo nell’impresa di portare a termine una brevissima ma curiosa intervista….
1) Partiamo come (mio) consueto dalla genesi del vostro nome…
Svetlana è uno dei nomi più comuni in Unione Sovietica…ed è anche uno dei nomi più usati dalle donne per svendersi.
2) I brani del vostro Ep riportano alla mente il vecchio e grezzo stile punk per certi versi ormai sconosciuto alle nuove generazioni epidemizzate dall’ondata pop-punk. Quale è stato il vostro punto di partenza? Vi siete posti una meta da raggiungere?
Abbiamo sempre fatto l’unica cosa che eravamo in grado di fare: suonare punk. Il KGB ci ha addestrato per questo, era la nostra copertura un tempo. La meta, senza dubbio, è riuscire ad avere la copertina adesiva di Cioè.
3) Le 5 tracce di “KGB session” hanno una durata “quasi grind”, come nasce l’idea di portare il vostro creato artistico ad una velocità così folgorante?
Inizialmente il punk era questo. Un minuto e mezzo di rabbia esplosiva che arrivava dritto nello stomaco di chi lo suonava e chi lo ascoltava. L’importanza di una track per noi, è quella di colpire. Senza giri di parole o di suoni.
4) A breve inizierete un tour statunitense oltrechè ad una data di supporto a Glen Matlock…sensazioni? preoccupazioni? attese?
Non supporteremo Glen Matlock ma suoneremo proprio con lui al basso. Siamo contenti di tornare in America. Speriamo solo che questa volta non esploda nuovamente un ampli e che non ci sia qualche infiltrato della C.I.A. tra il pubblico. Vogliamo dare un taglio netto con il passato.
5) Rispetto alla concettualità autodistruttiva, provocatoria e nichilistica del primo punk come si collocano gli Svetlanas?
Siamo autodistruttivi e siamo provocatori.
Mangiamo i bambini.
6) …e se foste nati nella Londra del ’77?
Saremmo andati in giro a braccetto con i Killing Jokes .
Angela avrebbe fatto comunella con Poly Stylene, Chiara sarebbe diventata la donna di Darby Crash, Pedro avrebbe suonato il basso nei Sex Pistols e Diste avrebbe passato le ore a bere birra in compagnia dei The Dogs.
E di sicuro la regina sarebbe morta d’infarto ascoltandoci.
Ma purtroppo, il 77 lo abbiamo vissuto in Russia.
7) Quando si prevede un full lenght?
Al ritorno del tour americano ci metteremo al lavoro.
Sembra che l’uscita sia prevista per il prossimo autunno/inverno.