Suburban Base Sublimation

SUBURBAN2.jpg

Qualche anno addietro, quando iniziammo la collaborazione con la Kick Agency, tra gli album arrivati in redazione, si erano distinti i promettenti Suburban Base, con il loro Ep d’esordio. Oggi la band milanese torna con il timbro fullstrokes records, per il loro primo full lenght: “Sublimation”. Il quintetto di musicisti mostra il lato buono della medaglia, virando più marcatamente verso un ben calibrato alternative rock.

Rispetto al già interessante extended play, il gruppo sembra più maturo e l’esperienza raccolta on stage, durante la quale la band ha fatto proseliti in itinere, viene esplicitata attraverso le 11 track del disco. Le partiture appaiono ricche e capienti, capaci di raccogliere dissimili atmosfere, che vivono tra rabbia e adrenalina, ospitando anche a tratti riflessività e cupezza. Insomma questi ragazzi ci sanno fare, tanto è vero che nel giro di pochi anni di “onorata carriera”, sono riusciti ad ottenere buoni riscontri, non solo dal pubblico, ma anche da parte di molte riviste del settore.

“Sublimation” esce dallo studio di Mattia Stancioiu, batterista dei Labyrinth, grazie alla passione che trasuda dalle partiture, rafforzate da una sezione ritmica più genuina e compiuta rispetto alle ultime uscite.

A questo si aggiunge la mirabile voce di Abele Sangiorgio, che ha l’unica pecca di addentrarsi raramente nel territorio della vera rabbia, che in taluni casi apparirebbe il vero valore aggiunto.

A rendere l’opera degna di essere posta sugli scafali di ogni negozio, basterebbero l’introduttiva “The prophecy” e “Kill Caino”. Le commencement raccoglie a muso duro note di intenso rock alternativo, sullo stampo dei China Drum, che sembrano rivivere nel sound dell’ensamble lombardo, riportando alla mente la band di Adam Lee.

Di divergente fattura è “Kill Caino”, piccola perla dalla struttura narrativa, ben supportata dalla voce teatrante e dalle b-vocals, che si fondono ai riff graffianti, lasciando molto spazio anche alla batteria di Marco Bazzi che suda sui rullanti. Non c’è tempo di posarsi sugli allori, si gira pagina e si trova il sorprendente paragrafo intitolato “New last day”, inconsueta track dal sapore melodico, una sorta di “lentone” ad effetto, che però non vuole ingraziarsi nuovi target, ma cerca di offrire qualcosa al di fuori degli schemi consueti, attraverso keybords, archi e la voce dei Matmata che orna l’intenso cantato.

Diventa comunque difficile evidenziare i lati oscuri del disco, infatti “Sublimation” ha in se una forte carica di vigoria, che si palesa nelle brillanti note di brani come “Authentic life” ed in modo più silente nella “Tristezza dell’autunno”, attraversando tematiche di una vita periferica “In the sky I cannot find thesun, Sadness and loneliness are sons of autumn“, che fungono da lubrificante, per il perfetto funzionamento dell’ingranaggio chiamato Suburban Base