Strangeland (deluxe edition) – Keane. recensione cd
Quando nel 2004 ascoltai l’album d’esordio dei Keane, “Hope and fears”, ricordo che la prima cosa che pensai fu: “questi qui sfondano”.
In quel disco strepitoso, oltre ovviamente all’evidente linearità delle melodie ed alla splendida voce del cantante Tom Chaplin, la peculiarità era rappresentata dalla totale assenza di chitarre, ma il mare di tastiere ed elettronica che lo inondava era concepito in modo tale da nasconderne, almeno al primo ascolto, la mancanza. Inoltre, ne apprezzavo anche la piacevole assonanza con gli a-ha, band che personalmente ho sempre amato e seguito.
Purtroppo dopo il botto iniziale, i Keane si erano un po’ persi e, in parte volontariamente per poter dar seguito a un legittimo desiderio di esplorare nuove sonorità, non erano più riusciti a “bissare” quell’exploit. Intendiamoci, non che non abbiano più prodotto altre buone canzoni, ma non con quella stessa concentrazione ed elevata qualità.
Stangeland, alla luce di questa premessa, si pone fortunatamente sulle stesse tracce del succitato “Hope and fears” e anche nell’edizione deluxe, che conta ben 16 pezzi, non presenta praticamente punti deboli e sin dall’iniziale “You are young”, lancia un segnale chiaro all’orecchio di chi li aspettava con particolare interesse: “siamo tornati alla grande!”.
Paradossalmente il pezzo un po’ più scontato (ma non per questo da scartare) è a mio avviso proprio il singolo “Silenced by the night”, mentre l’uptempo di “Disconnected” è la giusta sintesi fra passato e presente, con quel suo suono che è ormai come una firma (piano e tastiere elettriche mischiate alla perfezione) e l’esplosione ariosa del refrain. Tira aria di nuovo singolo insomma.
“Sovereign light cafè” è già una potenziale hit, col quel ritmo che progressivamente ti cattura, così come lo sono “On the road”, addirittura frenetica, e certamente anche “In your own time”.
Fra le ballate, invece, “The starting line” rappresenta forse il picco più alto, ma è in buonissima compagnia con la calma e rilassante pioggia di “Black rain” e la cullante “title track” (curiosamente assente nella versione “standard” del cd).
Scintillante, poi, il fiume luminoso di “Neon river” mentre “Day will come” presenta un’intro alla Depeche Mode per virare subito verso i Coldplay di “Speed of sound”, facendo intendere che questa band ha le orecchie ben aperte per saper cogliere in giro gli spunti giusti, sintetizzandoli al meglio nel proprio stile.
Citazione finale merita “Sea fog”, dove il solo piano regna sovrano, che definirei cinematografica per la sua straordinaria capacità di evocare immagini. Nella mia mente direi che siamo sulla spiaggia, d’inverno, guardando all’orizzonte il mare per cercare un po’ di ispirazione con la giusta dose di malinconia nel cuore e, lentamente, veniamo immersi in una confortevole nebbia che ci avvolge e ci lascia serenamente senza parole. Ma il tutto, alla fine, è solo immaginazione…o forse no.
Per concludere direi che “Strangeland” è un disco raffinato e curato nei dettagli che sembra avere tutte le carte in regola per raggiungere altissimi livelli di successo e che gli amanti del pop melodico non dovrebbero lasciarsi sfuggire.