Sting – If On A Winter’s Night…recensione
Esistono vari modi per celebrare una festività ricorrente. Principalmente il gesto più ricorrente è quello di stringersi intorno alla propria famiglia o agli amici per trascorrere del tempo extra insieme che, magari, si configura come il tempo uguale di tutto un anno, ma, anche per un secondo, tutto quello che ci circonda e quello che ne deriva assume un significato altro che contende il primo posto con i momenti più belli della nostra vita. Da questo derivano altre composizioni che servono a completare il quadro: la prima cosa è assolutamente il cibo (il quale cambia a seconda delle celebrazioni), la preghiera, la locazione, la musica in sottofondo. Quest’ultima parte ci porta ad un’ulteriore considerazione: come rappresentare le feste attraverso la musica? L’estate è la più semplice come l’autunno: in entrambi i casi è fondamentale l’uso della chitarra o di un pianoforte (l’autunno ha decisamente più strumenti al suo seguito) che rappresentino un sentimento incontrastato come l’allegria e la malinconia. Arriviamo alla primavera ed è già tutto diverso: un accumulo di sentimenti in contrasto tra loro che tramutano da un momento all’altro fino ad arrivare all’inverno che invece, tra tutti, risulta il più schematico. Esistono due modi di rappresentarlo: in maniera profonda e tradizionale. Saranno proprio questi gli elementi che si vorranno affrontare in un percorso in due parti che, quest’anno, rappresentano la migliore figurazione di questo concetto.
If On A Winter’s Night – Il senso profondo
Il valore dell’intimità è la parte migliore che un artista possiede per dare vita a delle opere incredibili che si configurano come dei viaggi attraverso parti nascoste e visibili dell’animo umano. E’ notorio che progetti di questo tipo, nel commercio musicale, hanno difficilmente un riscontro positivo poiché si configurano come delle fasi difficilmente fruibili radiofonicamente e che richiedono un’attenzione vera e propria a livello musicale e testuale. Il tutto, però, può essere aiutato da una grande star che presti la voce a questo tipo di progetti quasi in quarantena. In più, ultimamente, è possibile ritrovare anche delle etichette coraggiose che si muovono in favore si un solo pensiero: la buona musica artistica è ancora possibile. L’elemento subordinato, in questo caso, è proprio la Deutsche Grammophone che collabora con una delle voci più delicate degli ultimi anni in un progetto interamente natalizio che mette a confronto l’uomo con una delle stagioni migliori dell’anno: “If On A Winter’s Night…” di Sting.
Il lavoro è decisamente non tra i più strani degli ultimi anni, poiché Sting non è nuovo a questo tipo di sperimentazioni (“Songs From The Labyrinth”; serie di brani di John Dowland, noto liutista inglese del periodo elisabettiano), ma è decisamente tra i più intimisti della sua carriera. Lontano da tematiche impegnate nel sociale o nell’esistenzialismo, qui Sting decide di riprendere dei brani religiosi e non che riguardino la celebrazione dell’inverno. Si potrebbe subito pensare ad un lavoro pronto per il Natale, ma, proprio da questo errore e dal titolo, si evince che la festività arriva immediatamente dopo l’album, poiché il tutto si configura come una sorta di passaggio obbligato verso un finale che già si conosce. Molti sanno quale sia l’origine della festa più amata di tutti i tempi, ma, in pochi, non sanno che anche l’inverno a delle canzoni celebrative che immediatamente fanno partire la storia che tutti conosciamo o, meglio, ci forniscono la giusta introduzione in un camino fatto di stelle, calore familiare e fratellanza.
“If On A Winter’s Night…”, infatti, inizia immediatamente con un brano, molto bello e delicato, che ci ricollega all’Annunciazione, ovvero “Gabriel’s Message“. Da qui è possibile rintracciare un percorso che si snoda tra il concetto popolare dell’inverno fino alla musica, poiché, a seguire, troviamo quello che può essere un vero e proprio studio a livello testuale e di tonalità aiutati attraverso l’utilizzo di fiati (“Soul Cake“), fino a giungere a molte forme i sequenze tribali che irrompono delicatamente all’interno di queste bellissime melodie (“There is No Rose of Such Virtue” e “Christmas At Sea”). E’ possibile poi raggiungere il meraviglioso a livello artistico (“Lo, How a Rose E’er Blooming”; un brano di origine tedesca), anche attraverso l’utilizzo di tecniche particolari di arpeggio musicale con i violini che vengono leggermente pizzicati conferendo al brano un maggiore senso atmosferico (“Cold Song”), il quale esprime il reale concetto della musica utilizzando soltanto la parte strumentale al fine di esprimere qualcosa (“The Snow It Melts the Soonest”) fino ad arrivare ad una ninna nanna non infantile, ma per la neve che cade (“Lullaby for an Anxious Child”). Ma la vera conclusione in stile romantico arriva più avanti con “You Only Cross My Mind in Winter” e da due altri incredibili brani che è possibile trovare nella versione alternativa del cd ( munita di dvd riguardante la progettazione dell’album): “Bethlehem Down” (tipicamente natalizia) e “Blake’s Cradle Song”; è possibile trovare un’ulteriore canzone nella verisone giapponese dell’album (“The Coventry Carol”). Ma, anche i grandi capolavori hanno le loro pecche: “Balulalow”.
Nel caso non si fosse ancora soddisfatti è possibile acquistare anche un doppio dvd con un’esibizione live di Sting riguardante il suo ultimo lavoro.
“If On A Winter’s night…” non sarà di certo il lavoro più adatto al commercio musicale di Sting (già dal titolo, preso da un libro di Italo Calvino, lo si può evincere), ma è decisamente, a livello artistico, un o dei lavori più pregiati degli ultimi tempi e poteva essere creato solo da un’anima incredibilmente sensibile come quella del basista dei Police.
Se volete entrare in contatto con l’intimità del natale, allora dovete comprare “If On A Winter’s Night…”.