Steve Roach – Possible Planet, recensione.
Una sfida! Non saprei come altrimenti definire un lavoro del genere, un lavoro in cui ci si affida totalmente a dei sintetizzatori modulari vecchia maniera ( alla Keith Emerson, tanto per intenderci), rinunciando completamente all’uso della tastiera , cercando di fare uscire una musica ascoltabile semplicemente ruotando dei potenziometri.
Il musicista americano, uno dei padri fondatori della musica Ambient ed Elettronica in genere, ha ricavato nel suo studio privato un’antro particolare, da lui definito “ Caverna Analogica” , un sito che ci riporta indietro nel tempo, quando i sintetizzatori erano degli immensi armadi pieni di manopole e di cavi di interconnessione, in cui si respirava un’atmosfera decisamente diversa dagli asettici studi digitali di oggi.
Per la verità un’approccio del genere non è assolutamente una novità. Nel campo della musica elettronica Colta e di Ricerca è già più di un trentennio che si usano simili procedure.
C’è però una differenza fondamentale che distingue questo lavoro: siamo lontano anni luce da quegli esperimenti decisamente stucchevoli che, se hanno un’indubbia valenza sul piano sperimentale, sono, diciamocelo pure, abbastanza inascoltabili, roba adatta più che altro a definire delle coordinate.
Qui invece la musica ha una poesia, una umanità ed una dignità propria, che la rende assolutamente priva di ogni componente meccanica, terribile rischio connesso ad una operazione del genere.
L’ascolto è assolutamente coinvolgente al punto tale da poter inserire il cd in questione tra i migliori del genere e non solamente un prodotto per addetti ai lavori.
Il disco , diviso in tre titoli, scorre comunque come un perfetto unicuum ricordandoci le profondità marine raffigurate sulla copertina, con sonorità via via sempre meno calme che culminano nel pezzo finale, composto da un immenso layer di sintetizzatori che si inseguono l’un l’altro.
La reperibilità del disco in questione può essere semplicissima o quasi impossibile, a seconda della dimestichezza con gli acquisti on line dell’acquirente, penso si trovi quasi solo sul sito del musicista ( www.steveroach.com), ma viste le quotazioni attuali del dollaro forse vale la pena buttarsi.
Certo ,comunque, che il tempo passa velocemente: siamo già al revival della musica elettronica.