Stake off the witch
Gli Stake off the witch partono da (chi lo avrebbe detto) Piacenza e arrivano sul nostro piatto sponsorizzati dall’ala creativa di Orebro, città della provincia di Narke, nella Svezia centrale. Proprio in quelle lande nordiche ha sede la Fuzzorama Records, attiva dal 2003 e spinta a salvare la musica dalla passività. Infatti proprio nell’home page del loro web site appare a chiare lettere :
The intention was to save this fuckedup
world from more Britney and so on…
The only thing you’ll get to from this site is fuzz, a lot of fuzz!
Nell’inseguire l’onorevole traguardo, Niklas e Oskar (della stoner band Truckfighters, nonchè proprietari dell’etichetta) hanno incontrato sul loro sentiero la doppia coppia di musicisti nostrani chiamata Stake off the witch, capace di superare le maschilistiche convinzioni che spesso il mondo della musica riporta. Se mai vi è capitato di ascoltare band come gli Izegrim, vi renderete conto che chi ancor pensa in maniera pre-suffraggettica è palesemente furori dai nostri tempi.
Medusa si porge all’ascolto attraverso un approccio muscolare prettamente stoner, in cui disorientamenti fuzz e accordi volti al basso, caratterizzano uno sviluppo non ancora calibrato alla perfezione, ma nel quale si respira una buona aria di innovazione oltre ad una visione di un orizzonte fertile. Ad aprire il disco è il suono sordo del riff proto storer di Deep inside of me & deep inside of you , brano in cui la cui musica soffoca (forse) volontariamente l’inattesa voce femminea di Stefania Savi. Il sound risulta ad un primo ascolto grezzo, granuloso, ben definito e fortunatamente senza troppi compromessi.
Una partitura nebulosa in cui l’interludio di basso e batteria appare indeciso sui ritmi più pacati, ma interessante su ritmi più corposi. L’impianto musicale, ad ogni modo, si ben distingue tra improvvisi cambi di direzione, che convincono per la loro genuinità pompata da fruttifere idee, che sembrano ritornare sulla sabbathiana No one cares about the sun .
Il free single appare infatti come traccia cupa ed introversa, caratterizzata da una batteria efficace e disturbante. Se poi episodi come Time is over convincono meno ne loro incedere rock, di miglior fattura appaiono track come I’m coming in cui spiriti Fu manchu e giochi Kyuss, definiscono un ottimo basso e i perfetti intrecci prog space della chitarra, tra tirature e rallentamenti volti ad un outro ridondante ed ipnotico
Il viaggio distorto della band attraversa le lande scarne di Tore to pieces, in cui alcune indecisioni interpretative evidenziano alcun sbavature che non si presentano nella suite di chiusura On the negation and affirmation of Medusa. Infatti la traccia suddivisa in due parti nel suo lungo incedere di circa 12 minuti propone un ritmo che chiude l’ascoltatore in una colonna sonora che piacerebbe a Mr Sutter, per il suo pietrificato sound cavalcante . Manca anche qui un pizzico di cattiveria in più, ma la limpidezza degli ideali rappresentati dalla struttura musicale, sono più che convincenti con i suoi sentori postelectro fuzz stoner. La band arriva poi ad alterare il proprio ego in una splendida chiusura abbarbicata attorno ad un inquieta ramificazione post doom, definito con carpenteriani rallentamenti orrorifici, che, come in una curva di Gauss, trova il suo apice per poi ridiscendere nel territorio stoner tra stop and go e ritmi caustici. Insomma un ottimo brano per un buon disco!
1. Deep inside of me & deep inside of you
2. No one cares about the sun
3. I’m coming
4. Time is over
5. Tore to pieces
6. You get me down
7. On the negation and affirmation of Medusa: Part I
8. On the negation and affirmation of Medusa: Part II