Sono Innocente – Vasco Rossi
Arrivato al punto della carriera in cui è giunto, Vasco Rossi direi che può ormai permettersi di pubblicare praticamente ciò che vuole, avendo già la ragionevole certezza che i suoi fan lo seguiranno sempre e comunque. Dopo aver salutato il suo chitarrista storico Solieri (con il quale ebbe – qualche tempo fa – più di uno “scambio di idee” pubblico, al limite della lite) lo ha sostituito con un vero e proprio “animale” da palcoscenico come il trentaseienne Vince Pastano, per portarselo sia in giro per l’Italia che in studio di registrazione allo scopo di fargli scolpire con il suo cesello rock, le nuove canzoni di questo “Sono Innocente”
A dire il vero, molti annunci sul suo rinnovato suono, più duro, mi avevano reso particolarmente curioso di ascoltare questa sorta di svolta heavy metal dell’artista italiano, ma in realtà, dopo averlo sentito, trovo che le canzoni nelle quali la “ferraglia” pesante lasci il segno siano numericamente limitati. Anche in passato, tra l’altro, il Blasco nazionale aveva già chiesto aiuto, con ottimi risultati, a pezzi da novanta del calibro di Slash (“Gioca con me” del 2008) per spingere l’acceleratore ed alzare un po’ il muro del suono.
Quello che invece mi sembra caratterizzi in modo più evidente quest’ultima sua prova sia invece il ritorno a ballate elettro-acustiche la cui qualità “a primo ascolto” ambisce maggiormente, rispetto ai pezzi degli ultimi due LP, a renderle dei nuovi veri classici del suo già invidiabile repertorio.
Il cuore di Sono Innocente cioè inizia proprio dal nuovo singolo “Come vorrei” che ritengo sia uno dei più belli mai scritti (la musica è di Tullio Ferro) da Vasco. La chitarra acustica apre il brano imbastendo una melodia avvolgente, mentre il testo è rivolto a un amore nel quale il coraggio di restare sembra fare a cazzotti con una realtà che, normalmente, spingerebbe chiunque a scappare. Il video in bianco e nero girato nella diga di Ridracoli (in Emilia Romagna), con una modella in vestaglia che balla triste e libera, è perfetto per esaltare il pathos del brano ed il suo crescendo finale che vira inevitabilmente verso il rock.
C’è poi una “Guai” da brividi, che segue uno schema simile alla precedente ma con una parte acustica più importante ed è la tipica canzone del rocker di Zocca. Si becca la mia personalissima medaglia d’argento. La dolce “Accidenti come sei bella” chiude alla grande questo ideale tris d’assi, emozionando con le sue parole romantiche solo apparentemente banali (“Poi guardandoti negli occhi, non importa che mi tocchi, basta che mi stai vicino, io sto fermo e non respiro, più ti guardo e mi consolo sei più bella che in un sogno quasi non mi sembra vero sei la mia metà del cielo”).
Si torna all’intrigante pop/rock d’autore prima con “Aspettami” – tutta giocata sul contrasto fra desiderio e aspettative da una parte e realtà dall’altra – e poi con “Quante volte”, il pezzo più vicino alla tradizione di Rossi. Come un libro aperto ci racconta per l’ennesima volta le sue esperienze di vita (vissuta ancora una volta a modo suo), passata e presente con una novità musicale nel finale fatta di un lungo tappeto di sintetizzatori che proietta il brano verso un sound inedito. La dolce “Accidenti come sei bella” chiude alla grande questo altro ideale tris d’assi, emozionando con le sue parole romantiche solo apparentemente banali (“Poi guardandoti negli occhi, non importa che mi tocchi, basta che mi stai vicino, io sto fermo e non respiro, più ti guardo e mi consolo sei più bella che in un sogno quasi non mi sembra vero sei la mia metà del cielo”)
Nel cd ovviamente spiccano anche i vari singoli disseminati qua e là nell’ultimo anno, come l’ormai arcinota “Cambiamenti” (ironia “rossiana” allo stato puro), l’ennesima splendida ballata rock “Dannate Nuvole” e la bella versione remix de “L’uomo più semplice”.
Lascio volutamente per ultima la title track (piazzata all’inizio dell’album, con l’aggiunta di un emblematico “ma…”) perché rappresenta una sorta di manifesto del Vasco pensiero, contro tutti quello che lo attaccano ormai da anni, giudicandolo per quello che è stato, e continua in parte ad essere, nella sua vita privata. Il brano è sostenuto dalle chitarre pesanti di Pastano e le tastiere ben dosate di Guido Elmi, rendendolo l’ideale inno per aprire anche l’imminente tour che toccherà gli stadi di tutta Italia (pare che abbia intenzione di fare il globetrotter), nella prossima estate.
Ma fino a quando non arriverà il caldo, per ora, possiamo goderci questo ennesimo discone regalatoci dal nostro monumento nazionale.