Solo vero sentire
Francesco Camattini ha intanto dalla sua che è una persona simpatica. Si, siamo un paese abituato a dirlo alla maschia di tutte le ragazze che non hanno alcun altro pregio, ma non state li ancorati alle tradizioni più bieche. Essere simpatici è in sé già arte, gioco, rarità e leggerezza, perciò si parte bene, nello specifico in un live romano con cui Camattini ha presentato il suo lavoro datato 2016.
Cantautore, volendo pur trovare una sintesi. Se le canta, se le scrive e con la chitarra se le suona. Di album ne ha tirati già fuori un tot, quindi non è di un novizio che parliamo, anche se magari il nome non è noto ai più. Come sappiamo ormai da anni, però, essere noti ai più non garantisce nulla di preciso sulla qualità dei contenuti, anzi è in angoli meno conosciuti che abbiamo spesso trovato ottimi luoghi sonori molto piacevoli.
Solo Vero Sentire è un omaggio vivo e immediato alla poesia, in sé ed estesa al guardar la vita, raccolto in mezz’ora di canzoni che, toccando davvero la poesia ed i poeti, rischiano grosso già così, per via di un contesto che troppe volte ha condotto a risultati magari intellettualmente ricchi, indubbiamente colti e raffinati ma involuti, cerebrali, tanto dentro le parole da rimanerne invischiati. Qui invece si sorvola lievi il nostro mondo di amore, relazioni, stupori e riflessioni in versi; si viaggia senza pesantezza con un bagaglio che è sì cultura e riferimenti poetici ma che, grazie alla realizzazione dell’autore ed all’efficace resa musicale, diventa uno zaino con cui portarsi appresso l’essenziale per star bene e andare.
I poeti ed i versi che specificamente hanno ispirato ciascuno dei brani sono di fatto -questo è uno dei punti di forza del lavoro- pretesti, incipit del cuore, trigger mentali per testi che poi proseguono in autonomia creando a loro volta tre minuti di qualcosa che sta bene com’è e con sé, senza la stampella del rimando. Questo succede soprattutto perché non c’è forzatura, perché strofe e ritornelli fanno il loro mestiere prendendo le distanze giuste da quell’attaccamento alla parola che in poesia è bellezza e in musica va invece dosato con grande cura per essere bellezza tra i suoni. Francesco lo sa e non sovraccarica di vocaboli un set sonoro vicino, pulito, talvolta minimale e comunque sempre misurato, con chitarra, piano e violoncello a strutturare sotto le parole un tappeto caldo, confortevole, di matrici popolari nel senso più domestico del termine e… sì, dài, se diciamo cantautorali sembra un modo per dir tutto dicendo nulla ma invece ci capiamo.
Qualche brano ha anche dalla sua un ritornello accattivante che ti fa compagnia anche dopo l’ascolto, o linee melodiche immediate ma senza il retrogusto del già sentito. Arrivare a fine progetto e voler ricominciare dalla prima canzone sarà pure dovuto ai non molti minuti complessivi, ma significa soprattutto -fidatevi- che andar via con queste note è facile, che il camminarci dentro viene semplice. Non succede spesso ed è bello che succeda in questi anni un po’ poveri di buona musica.
Solo Vero Sentire. Fatevi un regalo lieve.