Slowly Suffering + Morphema
Slowly Suffering
“…non cerchiamo di uscire dall’underground.. ciò che facciamo lo facciamo per passione e amore per la musica, uscire dall’underground significa diventare un clone di altre band …
Gli Slowly Suffering rappresentano ad oggi una delle tante felici realtà del panorama metal italiano, nascosta in quell’underground da cui non hanno, al momento, intenzione di uscire. La talentuosa band, nata dalle ceneri dei Resuscitated, dopo aver attraversato il territorio black, proto brutal e trash, offre oggi un death metal di buona fattura. Nonostante il travagliato iter che in passato ha colpito la stabilità di line up, il prodotto finito cela, oltrechè un sentito amore per la musica, anche buone e convincenti partiture, lineari ed disadorne, in perfetta coerenza con il nereggiante minimalismo narrativo, fatto di angoscia, sofferenza e rabbia .
Condamned to suffering…
Your eyes are bleeding
Your eyes are full of hate
Your eyes are going to be white of wrath
Your eyes turned blind forever
Il disco si apre con un insolito sound alternative elettro rock, immediatamente fagocitato dal ruggito di Luca Travaglini e da un riff davvero efficace, che ci introduce nel mondo dei Slowly Suffering aperto ad un speed trash, che trova utile fertilizzante all’interno del metal anni 80 e sulla realtà svedese anni 90.
L’introduttiva “Abyss of salvation” rappresenta, senza dubbio, uno dei migliori brani dell’EP mostrando in se anche il volto più ragionato della band, attraverso rallentamenti doomatici e distorsioni diluite sul growling old style.
Il disco, che ha come inevitabile difetto la breve durata, offre, oltre ad un songwriting sentito, un compendio interessante di sviluppi compositivi. Ne è esempio “Facilis Descensus Averni”, in cui il semplicistico e ridonadante riff introduttivo funge da ossatura portante ad un brano grezzo scarno, funzionale e magnificamente concreto, tra cambi di direzioni ed acidità soniche. La batteria di Christian Ciarrocchi, ottimo nel blast beat, sembra perdersi in alcuni passaggi, pur rimanendo sempre ancorato agli sviluppi della traccia.
Praticamente perfetta invece risulta essere la breve e veloce “The Day Man Lost”, in cui subentrano sonorità industrial, che acidificano ancor di più un brano in cui al sezione ritmica spiega al meglio le buone potenzialità del power trio.
La linea Essential Death Metal prosegue con l’outro del Extended Play “Insane”, in cui un suono horror-space accompagna un inquieto battito cardiaco, interrotto dal granitico suono della sei corde, che ancora una volta risulta tanto essenziale, quanto efficace, con la sua violenza e le sue stoppate, riuscendo ad ingolosire l’ascoltatore a cui ora non rimane che attendere il full lenght targato 2010, inevitabile quadratura di un cerchio che, certo non è perfetto, ma non è molto lontano dall’esserlo.
Intervista
1 Come di consueto partiamo dalla genesi del mon icker, perché Slowly Suffering? Da dove nasce l’idea?
Il nome Slowly Suffering è stato ideato principalmente da me(Luca). Avevo in mente di ricreare, con semplici parole, la sofferenza interna che si genera nelle persone, basandomi su fatti realmente accaduti e storie di cronaca nera… Perchè questa scelta? Perchè sono sempre stato affascinato dall’insana psicologia di serial killer e malati di mente; in particolare mi affascinano le motivazioni e le congetture che fanno scaturire i loro gesti, quindi parto sempre ad analizzare la loro infanzia e la loro crescita…traumi, delusioni, violenze e tutto ciò che li segna. Naturalmente nei nostri testi non ci sono soltanto riferimenti a soggetti esterni alla band… quindi credo che non si poteva scegliere un nome migliore di Slowly Suffering.
2. La band è nata dalle ceneri dei Resuscitated, perché il cambio di nome? Su che base è stata presa la decisione?
Questa decisione è stata presa perchè nei Resuscitated non vedevamo un futuro per la band e poi io e le persone che mi hanno seguito in questa avventura avevamo gli stessi gusti musicali e volevamo abbandonare il black metal perchè ci rendevamo conto che il vero significato di quel genere è stato perso molti anni fa e per noi italiani non aveva senso continuare a fare band clone di un genere ormai morto.
3. L’art-work dell’ep mi ha riportato alla mente il primo lustro degli anni 80, verità o impressione?
Beh… più che il primo lustro degli anni 80 io direi l’ultimo anzi meglio ancora il primo lustro degli anni 90; infatti nei primi 3 demo ci siamo basati molto sull’old school death metal, sopratutto quello Svedese, anche se non siamo mai voluti essere una band “clone”, ma quella era la cosa che ci univa maggiormente e naturalmente ne ha risentito anche l’art-work.
4. Anche lo stile musicale da voi proposto sembra dovere molto alla prima generazione death-trasher, quali sono le influenze musical-letterarie a cui vi ispirate?
Il nostro stile era quello degli ultimi anni 80 e inizio anni 90 o meglio il periodo d’oro del death metal Svedese.
Gli svedesi, a mio parere, hanno creato un genere musicale parallelo al death metal americano che trionfava in quegli anni, ma ahimè è durato molto poco, seppure come tutte le cose buone e marce, nello stesso momento ha lasciato il segno e per fortuna ci sono ancora sostenitori di quel genere. Io sono uno di quelli, anche se con la mia band ci stiamo allontanando da quello stile musicale.
5. Rispetto al vostro esordio cosa è cambiato nel vostro modo di suonare?
Nel nostro modo di suonare è cambiato quasi tutto, con l’entrata di nuovi membri la band è cresciuta sia mentalmente che tecnicamente e io stesso proposi questa cosa, il mio desiderio è quello di creare uno stile personale… sempre death metal, ma fatto a modo nostro e vorrei arrivare al punto che quando le persone ascolteranno il nostro cd, dicano: “cazzo sono gli Slowly Suffering”… credo che questo per una band sia il più grande riconoscimento.
6. “Christian are no fun”, quale è la vostra posizione nei confronti della religione e quanto influisce sul vostro songwriting?
Premesso che al giorno d’oggi ognuno è libero di pensare e decidere su se stesso e sulla sua religione come meglio crede, sono l’unico nella band contrario alla chiesa, anzi mi reputo ateo e se ne avessi l’opportunità mi “sbattezzerei” in questo momento!
Anche se gli altri della band sono cristiani non praticanti e non prendono apertamente una posizione contraria su ciò che fa la chiesa, io al contrario ce l’ho proprio con essa per quanto è successo nel corso della storia, migliaia di anni fa.
Sono molto appassionato di religione Pagana e sappiamo bene cosa fece la chiesa a questa Fede, comunque, non volendo dilungarmi troppo su questi discorsi, ti dico che all’inizio ha influenzato molto i testi degli Slowly dato che, oltre alla psiche umana, avevo sempre in mente gli interventi della Chiesa su queste persone malate.
Questo lo ritroviamo anche nella song “A Life Of Illusion” che pur non avendo espliciti riferimenti personali, parla di una persona che subisce traumi causati da una malattia e si affida alla chiesa sperando di poter risolvere i suoi problemi, diventa credente e devoto perchè è attaccato alla vita ma alla fine nel pieno della sua sofferenza inizia ad avere immaginazioni surreali tanto che crede di vedere il “messia” che girandogli le spalle gli dice”[…]”…….. beh non posso svelarvi proprio tutto tutto!
Naturalmente lo scopo di questo testo è far aprire gli occhi a chi crede che la chiesa risolva tutti i suoi problemi come cerca realmente di fare un dottore, quindi per me è solo fumo ciò che cerca di vendere la chiesa.
7. Quanto è difficile emergere dall’underground? Quanto è difficoltoso partire da San Benedetto? Quanto dobbiamo attendere per il full-lenght?
Bene, ora che siamo arrivati all’ultima domanda non voglio essere ancora troppo prolisso e magari pesante come lo sono stato nelle risposte precedenti, ma ti dico che noi sostanzialmente non cerchiamo di uscire dall’underground.. ciò che facciamo lo facciamo per passione e amore per la musica,uscire dall’underground per me significa diventare un clone delle migliaia di band che oggi fanno musica per far soldi e perchè magari non hanno voglia di lavorare…noi tutti della band lavoriamo e studiamo e non abbiamo intenzione di lasciare il nostro lavoro, anche perchè non sapremmo dove trovare i soldi per investire sui nostri futuri cd e poi, come sai bene e come sanno bene anche tutti i musicisti, avere uno strumento comporta spese continue tanto per un chitarrista (e difficilmente un chitarrista ha solo una di chitarra) che per un batterista o un cantante o ovviamente per un bassista…hai idea di quanto costi una muta di corde per il basso? ahahahah…
Visto che siamo in tema di spese giusto appunto vi dico che stiamo lavorando su nuove songs e credo che per settembre/ottobre 2010 sarà pronto il Full-Lenght che registreremo in uno studio professionale.
Spero che il nostro lavoro potrà definirsi un giorno “un gran bel disco!”.
Un saluto a tutti e un caloroso ringraziamento a tutto lo staff della “Music on TNT”, in particolare a Loris per l’interesse che ha mostrato verso di noi e ovviamente per l’opportunità!
Morphema
I novaresi Morphema tornano sulle pagine di Music on tnt con il nuovo EP “5th rebirth”, viatico di un percorso intriso di trash e accenni death, senza dimenticare il suono classico del metal anni 80. Tanto è vero che la quinta rinascita parte proprio da un groove NWOBHM di prima generazione, espresso dalle note di “To the void”, interessante incipit del breve nuovo capitolo.
Il classic sound è però slegato dagli antichi crismi, attraverso un uso del growling grezzo di Federico, che talvolta non si sposa perfettamente con la chitarra maideniana, ma che, senza dubbio, convince per il suo inoltrarsi nel genuino territorio death.
Gli elementi cardine sono quindi definiti attorno ad un classicismo, che non può sorprendere per originalità, ma può conquistare come l’interessante riff di “Behold this man”. Il death metal melodico sembra vivere attorno ad una lead guitar fruttifera e fertile, a differenza di una batteria forse poco impiegata all’interno dei primi livelli di sviluppo. L’album mostra di certo buone migliorie rispetto al recente passato e ne sono esempio le ardite backvoices, che si astraggono su tonalità dimmuborgiriane, ottenendo un interessante scream, capace di rende “Behold this man” il brano migliore dell Extended Play.
Con “Seventh day” i ritmi si spostano con più rigore verso il death melodico, che non riesce a lasciare la luce, impedendo a nereggianti atmosfere di appoggiarsi sopra un cantato, che forse potrebbe dare il meglio di sé oltre l’Acheronte.
L’album si chiude con “Persis”, traccia dal cadenzato suono teutonico, tanto ruvido quanto definito, capace di evolvere verso un speed trash piuttosto stimolante.
Insomma un disco che riesce a distaccarsi dal concetto di Promo e Demo, ma che, pur percorrendo la giusta via, rimane ancora lontano da una piena ma inevitabile miglioria.
Intervista
1. Innanzi tutto ben tornati sulle Music on tnt…partiamo dagli imminenti cambi di line up, sul profilo myspace capeggia la scritta “Morphema cerca batterista” raccontateci gli ultimi eventi.
Per varie motivazioni che non sto qui ad elencare Giulio e Francesco hanno deciso di prendere altre strade musicali; io (Federico) sarò occupato con la chitarra ritmica. Per il basso non abbiamo ancora deciso, probabilmente ci faremo affiancare da qualche amico senza però l’ingresso in line-up.
2. Con “5th rebirth” tornate alle stampe e finalmente con un titolo vero! Perché sino ad oggi avete utilizzato denominazioni quali “Demo” e “Promo”? cosa è cambiato? Cosa potete raccontarci di questo nuovo progetto?
Devo essere sincero non lo so, abbiamo deciso di comune accordo di proporre del materiale con un titolo e così è stato. E’ cambiata la mentalità dietro a questi prodotti, mentre prima badavamo ad ottenere l’attenzione di parenti ed amici ora stiamo cercando addetti ai lavori che ci possano aiutare con contratti ed altro.
3. rispetto al recente passato come sono cambiati i Morphema?
Penso di poter dire che i Morphema sono cresciuti artisticamente, prendendo una sola via delle due proposte nel Promo 2009.
4. L’impressione rispetto all’ultimo Ep, già di per sé interessante, è quella di vedere la medesima anima compositiva di buon stampo ma ancora linee acerbe d’esecuzione. In cosa a vostro avviso i Morphema possono migliorare.
Beh, in praticamente tutto. Abbiamo parecchie cose da migliorare, sicuramente ora non abbiamo la “preoccupazione” del genere per cui sappiamo cosa fare a livello musicale-compositivo.
5. Quanto a vostro avviso il mondo del web può aiutare? Myspace è da considerarsi fondamentale o ornamentale? Un sito web dedicato cosa può portare? Presumete che possa essere un buon viatico verso il successo?
Myspace è fondamentale, c’è chi dice il contrario ma è davvero la base di ogni gruppo che voglia fare qualcosa in più. Il sito dedicato invece ho notato che non è apprezzato, io stesso non so se esistano siti dei miei gruppi preferiti, mi riferisco subito al Myspace. Il successo arriva grazie ad una serie di fattori, fra cui il culo, ma credo che un discografico di fronte ad un myspace fatto bene e non standard dia un parere più favorevole.
6. Apriamo una parentesi sull art work di 5th rebirth come è nata e cosa rappresenta la fantascientifica cover?
Sinceramente non abbiamo pensato ad un significato prima di fare la copertina, al limite il contrario: il ragazzo che si occupa dei nostri artwork, che non smetteremo mai di ringraziare (GRAZIE MIROSHLAV), si è presentato con questa figura e noi l’abbiamo scelta di impulso. Libera interpretazione dunque!
7. Quanto è difficile proporre live per questa tipologia di musica in Italia? Cosa ci si può proporre per alimentare l’interesse verso la musica metal-Death-Trash?
Abbastanza, se non si è nel giro non si fa nulla. L’unica cosa che si può fare per migliorare le cose è andare ai concerti, ma non dico quelli dei grandi nomi, piuttosto le minuscole realtà locali, in modo da invogliare i gestori di locali ad organizzare più eventi del genere. So già che è un’utopia, forse se non fosse così difficile emergere avremmo già lasciato.