Simply Red – Farewell Live in concert at Sydney Opera House. Blue Ray Recensione
La musica nata degli anni ’80 è stata spesso bistrattata, con tutti quei sintetizzatori sparati e con quei gruppetti da una canzone e via (o “one hit wonder” come li chiamano”). Eppure, fra quella miriade di band, qualcuna è riuscita a resistere all’inevitabile usura del tempo e ad arrivare a 25/30 anni di carriera.
Certe lo hanno fatto alla grande e a tutt’oggi non accennano minimamente ad abbandonare il campo (i Duran Duran certamente appartengono degnamente a tale categoria come conferma l’ottimo “All you need is now”). Altre invece si sono un po’ trascinate, come ad esempio gli a-ha (anche loro arrivati al concerto d’addio), oppure hanno cambiato la line up così tante volte da dimostrare che in realtà si trattava solo di una c.d. “one man band”.
Inutile sottolineare che i Simply Red appartengono proprio a quest’ultima “razza”, visto che il roscio Mick Hucknall è sempre stato il punto di riferimento esclusivo per il grande pubblico, sia in quanto autore o coautore di tutte le canzoni originali, nonché voce inconfondibile ed immagine “egocentrica” del gruppo.
Detto questo, per il grande evento che li vede protagonisti per l’ultimo concerto, nella spettacolare Sydney Opera House, i membri originari che diedero vita al fantastico disco di esordio (Picture Book) si sono riuniti intorno al loro vecchio compagno e hanno dato del proprio meglio per riportare alla memoria vecchie canzoni piene di ritmo e nostalgia.
Il live inizia in realtà con “Out on the range”, pezzo poco conosciuto, tutto fiati e percussioni – dall’album Life – e mette subito in chiaro la loro tattica del dulcis in fundo: tenere i botti per dopo. Coerentemente con tale strategia, seguono altri pezzi già sentiti e apprezzati, ma mai diventati dei successi radiofonici, come le splendide “Jericho” e “Heaven” (cover dei Talking Heads) proprio dal citato Picture Book, o le funkeggianti “To be with you” e “Enough”, enrambe da “A new flame” (a mio modesto avviso, l’album più bello, ma del quale ahimè alla fine della serata mancherà all’appello la meritevole title track).
La prima canzone che scalda l’ambiente a puntino e che dà il via alla carrellata (veramente notevole) di super hits è la ballatona “You make me feel brand new” dal disco “Home”. Huknall ha un timbro vocale così duttile, dolce e potente allo stesso tempo, che sembra impossibile voglia veramente rompere per sempre questa magia. Il dubbio si ripropone con ancor più intensità quando si passa a “If you don’t know me by now” che, se solo avesse le orecchie per ascoltarla, scioglierebbe anche un iceberg in Groenlandia. In fondo al centro esatto della serata è giusto che ci sia la canzone che più di tutte, probabilmente, li ha portati all’apice del successo.
Successo garantito anche dalla vecchia “It’s only love” e dalla più recente “Sunrise” che si susseguono senza pietà per i fan che, come dire, “erano venuti a posta per sentire proprio quelle”.
Piacevolmente inaspettata, nell’incalzare del climax ben studiato a tavolino, esce “Come to my aid” che verosimilmente resta la lo canzone più sottostimata. Quell’andamento così incalzante, quel ritmo così fresco e spontaneo degli inizi, i Simply Red in realtà non sono mai più riusciti a ripeterlo, pur mantenendo il livello (quasi) sempre alto.
Fino alla fine è un festival di ricordi che porta alla conclusiva “Holding back the years” che, inesorabilmente, spiega proprio come sia impossibile fermare il tempo.
Questo è certamente vero, ma tenere nella propria video teca un blue ray di questa caratura contribuirà se non altro a riviverlo con tanta passione, godendosi il talento di una voce e di un suono che hanno saputo lasciare il segno.