Simak Dialog – Patahan
Moonjune Records ci propone un interessantissimo CD, un live a nome di una band indonesiana il cui nome da queste parti dirà pochino, ma la cui bravura può invece dare tanto a chi voglia tornare ad ascoltare una fusion di alto livello, molto ben progettata e col pregio di esecuzioni curate e vivide.
Il gruppo, qui impegnato in un live (trovate ovviamente tutti i riferimenti sul sito Moonjune), trasmette attraverso cinque lunghi brani una miscela coinvolgente, originale e molto vitale di musiche diverse, che sinteticamente potremmo riassumere in un incontro tra fusion e world ma che ha dentro davvero molto; viene da pensare ad esempio certamente al Pat Metheny Group per via di almeno due o tre ragioni, rintracciabili in alcune progressioni solistiche alla chitarra, nella scelta di alcune timbriche su chitarra e tastiere ed anche ascoltando specifici passaggi armonici e melodici che hanno il sapore (lontano dall’essere una copia ma talvolta comunque chiaro) di felici episodi sonori creati dalle menti di Metheny e Mays.
Potrebbe poi essere utile anche far riferimento ad uno stile chitarristico che porta a Mike Stern come pure a John Abrecrombie, o segnalare momenti di ricerca anche sonora che ci ricordano il Davis sperimentatore a cavallo tra anni ’60 e ’70, anche se qui si parla molto più nettamente di composizioni rispetto a quelle che erano di fatto, spesso, lunghe improvvisazioni con temi accennati. Proprio per concludere in modo esplicativo col giochino delle associazioni va detto anche che la componente etnica capace di innervare l’intera struttura dei brani dando “mondialità” a questa fusion non può che trovare un precedente d’eccellenza nei Weather Report.
Premesso quanto detto finora siamo di fronte ad un lavoro di grande interesse e spessore, perché tutto questo fiume di citazioni e rimandi è in realtà utilizzato senza timori reverenziali e con un notevole valore aggiunto in termini di freschezza ed originalità di progetto, dando corpo ad una musica strutturata in modo non semplice e che fonde occidente ed oriente in maniera davvero suggestiva, come si evidenzia maggiormente in alcune costruzioni ritmiche che hanno dentro ambiti musicali e geografici diversi.
Quando tutto questo attingere non si manifesta come accozzaglia di suoni magari ben assemblati è già un risultato non frequentissimo; se poi si aggiunge anche un’abilità compositiva rilevante ed una solidità esecutiva ed espressiva in grado di creare differenza dal mucchio allora siamo all’ascolto di qualcosa di più raro, che poi può anche piacere in modo diverso da persona a persona ma che ci preme segnalarvi per la sua rilevanza in termini -il più possibile obiettivi- di qualità, cioè il motivo per cui la vostra amata webzine vi racconta musica.