Seventh Veil “White trash Attitude”, recensione

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Arrivano dalla Verona rock e portano in dote un monicker interessante: Seventh Veil. Un nome che sembra avere poco in comune con l’esordio filmico di Compton Bennett che, al pari dell’omonimo romanzo di Manuel De Prada, non trova molti (apparenti) fili di collegamento. Il nome (dicitur) sembra in realtà provenire da un intuizione subitanea nientemenoche di Nikki Sixx, pronto a suggerire a Steve Brixx il nome adatto alla nascente band.

Dunque, proprio a partire da questo curioso retroscena, possiamo evidenziare, sin da subito, come il reale trait d’union di queste dieci (+1) tracce è palesemente rappresentato da un vitale e rigoroso sapore vintage, che espone l’hard rock licenziato dalla Street Symphonies Records, al mondo magico degli anni ’80. Infatti, ascoltando questo debut si ha la sensazione di rivivere i fasti di quegli anni, quando il rock losangelino offriva il meglio di sé, attraverso il glam ed il pop metal.

Affrontando questo White trash attitude, non ci sono molti dubbi nell’orientare la bussola verso Ratt, Poison e (su tutti) Motley Crue. Vi basterà soffermarvi sulla tiratissima ghost track e sull’ottima No Fear, che porta con sé le sembianze di Girls Girls Girls.

Nonostante gli inevitabili paragoni, la band veneta sembra possedere un buon (ma ahimè acerbo) talento, probabilmente annebbiato da un apparente ed eccessiva convinzione che, se mitigata da un approccio perfettibile sia sull’aspetto linguistico, sia su quello compositivo, può arrivare agevolmente a quel successo che si intravede all’orizzonte. Forti di una vocalità avvolgente e di arrangiamenti curaio, la band appare pronta a stabilizzarsi dopo gli eccessivi cambi di line up.

Sin dai riff di Red Light in your eyes si percepisce la volitività del quintetto, pronto ad offrire il proprio lato illuminato attraverso il piacevole heavy calmierato di Sister Cigarette e l’ottima Dirty Districtive, annoverabile tra le migliori tracce del platter. La pressione sulle quattro corde si fondono al riverbero di sirene, qui appoggiate sul drum set che, abbracciandosi al corposo riff, offre un velato rimando al pop rock, pur non dimenticando minuscole sferzate nu-punk.

Se poi con Are you ready to die gli impercettibili stop and go ci trainano verso le deliziose sensazioni perdute, è con L.A.Dream che si evidenziano emozioni nuove, grazie anche e soprattutto ad echi e diluizioni espositive, che riescono a convogliare hard rock classico a forze rivisitatrici.

Insomma, se amate incondizionatamente il mondo di Vince Neil…i Seventh Veil sono ciò che cercavate, perché questo White trash attitude offre un buon esempio di Hard rock eighties, pronto ad essere sfogliato dalle nuove generazioni; ma…e dico ma, personalmente, prima di espormi in un giudizio disincantato e definitorio, preferirei attendere la band al varco, su quella soglia che deve ( o può) esistere al di là delle influenze probabilmente ancora troppo eccessive.

TRACKLIST

1. White Trash Attitude
2. Red Light In Your Eyes
3. No Fear
4. Slimy Snake
5. Dirty Distinctive
6. Nasty Skin
7. Are You Ready To Die?
8. Sister Cigarette
9. Toy Boy
10. L.A. Dream