0022Sesta Sinfonia
La Sesta sinfonia di Gustav Mahler (Kaliste, Boemia, 1860 – Vienna, 1911) essendo articolata in quattro movimenti e priva com’è di canto viene spesso segnalata come quella più classica – come struttura – del ciclo sinfonico del compositore boemo; vista da vicino essa si rivela una delle più ardite per la sua ricerca di innovazione. I rimandi alla sinfonia dell’Ottocento sono evidenti solo nel primo movimento laddove troviamo esposizione, sviluppo e conclusione del tema ma anche in questo Allegro energico, ma non troppo le scelte orchestrali di Mahler – la celesta e una possente sezione percussiva su cui dominano i campanacci – testimoniano il suo desiderio di andare avanti – senza dimenticare la tradizione – ma comunque avanti.
Come noto questa sinfonia è detta la Tragica e insieme alla Quinta e alla Settima fa parte del gruppo di opere autobiografiche di Mahler e non c’è dubbio che di questo terzetto di composizioni sia quella dove tale elemento domina maggiormente coinvolgendo l’ascoltatore rendendolo partecipe dell’animo cupo del compositore: è questo carattere che fa sì che a proposito della Sesta si parli di espressionismo.
Quanto all’Andante moderato e allo Scherzo si è qui seguito l’ordine d’esecuzione scelto dallo stesso compositore quando diresse la prima dell’opera nel 1906 in quel di Essen. La scelta – spesso discussa perché la prima edizione a stampa della Sesta proponeva lo Scherzo come secondo movimento – ha senso di certo sotto il piano emotivo perché lasciati irrisolti i tumulti del primo movimento l’Andante con la sua bellissima melodia – tra le migliori pagine per archi scritte da Mahler – concede una speranza che la Tragedia possa essere evitata e questa sensazione – ma con accenti più bucolici – è poi rinnovata dal seguente Scherzo.
Questa varietà d’intenti sfocia prepotentemente nel Finale. Allegro moderato – Allegro energico che – non solo per i circa, a seconda delle interpretazioni, trenta minuti – si afferma come una delle pagine sinfoniche più complesse di un autore già normalmente debordante quale Mahler. All’inizio del Finale riemergono i tumulti del primo movimento e la musica sembra descrivere una lotta ancora incerta tra la vita e l’incombenza della morte. Questo conflitto prende corpo grazie a un uso travolgente della massa orchestrale ma il tripudio di emozioni lascia fine spazio a una cupezza che rende l’ascoltatore partecipe della sofferenza di un autore che sente la morte vicina.
Questa nuova edizione della Sesta è particolarmente interessante perché – se è vero che Abbado, uno degli interpreti mahleriani più importanti del nostro tempo – l’aveva già affrontata e registrata con l’Orchestra Sinfonica di Chicago a fine anni ‘70 e poi negli anni ‘90 con gli stessi Berliner quando era il loro Direttore Musicale è ancor più vero che la sua lettura della sinfonia Tragica è molto interessante oggi – le registrazioni sono del giugno 2004 – dopo che il Maestro Abbado si è trovato per ragioni di salute a vivere battaglie tra vita e morte. Il disco – registrato dal vivo con perizia magistrale dalla Deutsche Grammophon – mostra assoluta unità d’intenti tra il Maestro e la sua vecchia orchestra; certo i Berliner non sono più l’orchestra dalle inconfondibili sonorità possenti di una volta – il loro suono è molto più fisico nella registrazione del 1975 con Karajan – ma la capacità di Abbado di tenere serrate le fila del discorso mahleriano – capacità rara e spesso ritenuta superflua dagli appassionati di Mahler ma forse utile a chi si avvicina al mondo di questo compositore – e l’assoluta energia che vivifica la forza drammatica del Finale rendono questo disco una delle incisioni essenziali della Sesta, la Tragica, di Mahler.
Il disco – reperibile a pari prezzo sia come CD che come SACD – è stato eletto registrazione dell’anno dalla prestigiosa rivista inglese Gramophone, una decisione poco originale ma incontestabile vista la qualità dell’interpretazione e della resa discografica: le esplosioni percussive del finale vi daranno il batticuore e metteranno alla prova il vostro HI-Fi.