Selva “Doma”, recensione
Chiudete gli occhi e armatevi di coraggio.
Allontanatevi idealmente dalla vostra confort zone e inoltratevi in una selva (nomen omen) oscura, affliggente e contorta, specchio ideale di un sound perfetto nel suo metaforizzare intenti criptici e sognanti che fuoriescono dalle nove finestre della cover art. Strutture allucinate, folgorate da un raggio lucente, pronto a implodere sui primi passaggi onirici e distesi di Silen. Infatti, la lunga traccia iniziale della nuova release appare vestita di un’aurea avvolgente e osservativa, palesando una descrizione strutturale della partitura resa eterea e narrativa grazie a piacevoli oscurità black metal, qui innestate su impronte post che sembrano voler indicare all’ascoltatore un sentiero lungo, impervio e definito da continui cambi direttivi.
Sonorità cupe, a tratti depressive e disturbanti, in cui la battente sezione ritmica e le reiterazioni emotive alzano lo sguardo verso il True Norvegian Black Metal, pur distaccandosi da esso per impurità non così evidenti. Il lungo tracciato iniziale mostra una (in)credibile dose di idee contorte, in cui rimandi Godspeed You Black Emperor si uniscono a rigurgiti oppressivi dettati dalla bass line corposa e aggregativa.
L’impianto sonoro proposto dalla band, licenziata dal sinergia Overdrive, Shove, Nothing left e Cave Canem, appare disegnato da idee sulfuree, ricche di nereggiante claustrofobia, pronto a catturare la curiosità degli astanti tra sound liberi ed estesi. Suoni in cui le ridondanze e il blast beat di Joy maturano nel lato B del disco, palesando la ponderatezza di un mondo in cui la vocalità appare assorbita dalla partitura stessa, tanto da apparire più come un causale suono aggiuntivo. Una narrazione emozionale, in cui le parole vengono decomposte in favore di un sensazione metaforica che troverà sicuramente proseliti in chi (come me) riesce ad amare il Black Metal anche nelle sue tonalità estetiche imbastardite.
Un disco, dunque, che, senza troppi dubbi, sento di consigliare a coloro i quali ricercano costantemente un sognante viaggio in cui perdersi definitivamente.